Patologia gastrointestinale
Sabato, 14 Giugno 2014

Scommessa persa al BINGO.

A cura di Giuseppe Aprile

Nome troppo rischioso per un trial: BINGO. Lo studio con asse franco-tedesco si propone di testare la combinaione di chemioterapia (gemcitabina e oxaliplatino) con o senza cetuximab (500 mg/mq ogni 2 settimane) in pazienti con neoplasia delle vie biliari avanzata. Risultati negativi: nessun beneficio dall'EGFR inibitore.

Malka D, et al. Gemcitabine and oxaliplatin with or without cetuximab in advanced biliary-tract cancer (BINGO): a randomised, open-label- non-comparative, phase II trial. Lancet Oncol 2014, May 20 epub ahead of print

Lo studio ABC-2 (Valle J, N Engl J Med 2010) ha dimostrato che la chemioterapia con platino e gemcitabina sia lo standard nel trattamento delle neoplasie delle vie biliari. Studi preclinici dimostravano che la combinazione di chemioterapia e cetuximab dimostrava una potenziale attività in queste neoplasie, uno studio clinico non randomizzato di fase 2 (Gruenberger, Lancet Oncol 2010), condotto su una popolazione simile, riportava un RR del 63% con 4 pazienti in risposta completa.

Il trial BINGO ha arruolato in circa due anni (ottobre 2007-dicembre 2009) 150 pazienti con diagnosi citologica o istologica di neoplasia delle vie biliari avanzata, età inferiore ai 75 anni e PS 0-1 a ricevere chemioterapia standard con somministrazione di gemcitabina 1000 mg/mq FDR e oxaliplatino 100 mg/mq secondo lo schema GERCOR con o senza cetuximab (500 mg/mq ogni 2 settimane). 

Lo studio prevedeva una randomizzazione 1:1, sede anatomica della neoplasia (colecisti vs non colecisti), centro di provenineza, estensione della malattia (localmente avanzato non resecabile vs metastatico) e precedenti trattamenti erano i fattori di randomizzazione. Prevista una rivalutazione radiologica ogni 8 settimane. 

Endpoint primario dello studio era la % di pazienti senza progressione di malattia a 4 mesi dalla random.

76 pazienti sono stati allocati al braccio con EGFR-inibitore, 74 a quello di sola chemioterapia.

48 pazienti (63%) arruolati al braccio sperimentale non avevavono progressione a 4 mesi, 40 pazienti (54%) tra quelli allocati al braccio standard.

la PFS mediana era di 6.1 mesi (95%CI 5.1-7.7) e di 5.5 mesi (95%CI 3.7-7.6), rispettivamente. La natura non comparativa del trial non permette di confrontare i risultati. In modo simile, la sopravvivenza mediana era di 11 mesi per chi aveva ricevuto EGFR-inibitore e di 12.4 mesi nel braccio di sola chemioterapia.

Frequenza e intensità delle tossicità riportate erano simili nei due bracci di trattamento.

L'analisi di KRAS, BRAF e EGFR (condotta in totale su 75 pazienti) non sembra associata ad un migliore outcome.

La combinazione di chemioterapia e cetuximab non sembra aumentare l'attività della sola chemioterapia in pazienti con neoplasia delle vie biliari in stadio avanzato, non confermando i risultati del precedenti studio di Gruenberger ed allineandosi invece a quelli delle esperienze asiatiche con cetuximab (Chen LT, ASCO 2013) o erlotinib (Lee J, Lancet Oncol 2012) in questo setting.

Sono necessarie nuove ricerche precliniche per selezionare quali nuovi agenti vadano testati in questa patologia, al momento la sola chemioterapia platinum-based rimane lo standard terapeutico. La possibile interazione negativa tra oxaliplatino e cetuximab suggerita in pazienti con neoplasia colorettale non selezionati molecolarmente, dovrebbe essere verificata anche in altre patologie. Inoltre, uno sforzo internazionale potrebbe facilitare il raggiungimento di una numerosità campionaria più elevata.