Patologia genito-urinaria
Sabato, 30 Luglio 2016

Radium-223… dagli studi alla pratica clinica

A cura di Massimo Di Maio

Uno studio randomizzato aveva prodotto l’evidenza di efficacia del radium-223 nei pazienti con metastasi ossee da tumore della prostata… il successivo studio, pubblicato ora su Lancet Oncology, aggiunge informazioni sulla tollerabilità e sull’outcome dei pazienti

Saad, Fred et al. Radium-223 and concomitant therapies in patients with metastatic castration-resistantprostate cancer: an international, early access, open-label, single-arm phase 3b trial. The Lancet Oncology , Published online July 26, 2016

Lo studio randomizzato ALSYMPCA ha documentato il prolungamento della sopravvivenza ottenuto con la somministrazione di radium-223, rispetto al placebo, in pazienti con carcinoma della prostate resistente alla castrazione, con metastasi ossee sintomatiche.

Dopo il completamento del suddetto studio randomizzato, e prima della disponibilità del radium-223 nella pratica clinica, è stato condotto un programma di accesso controllato al farmaco, i cui risultati sono ora pubblicati su Lancet Oncology.

Lo studio, etichettato come “fase IIIB”, era uno studio prospettico, multicentrico, a braccio singolo, in aperto. Erano eleggibili pazienti con carcinoma della prostata metastatico, resistente alla castrazione, con almeno 2 metastasi ossee. Il protocollo prevedeva l’inclusione sia di pazienti sintomatici che di pazienti non sintomatici. Erano ammessi pazienti che, oltre alle metastasi ossee, avessero malattia linfonodale, senza metastasi viscerali.

I pazienti eleggibili hanno ricevuto radium-223, alla dose di 50 kBq/kg (l’attuale dose raccomandata è pari a 55 kBq/kg) ogni 4 settimane, fino ad un Massimo di 6 somministrazioni. I pazienti potevano ricevere altri trattamenti concomitanti.

Obiettivi principali dello studio erano la descrizione della tollerabilità del trattamento, e la descrizione della sopravvivenza globale. Tollerabilità e sopravvivenza sono stati descritti su tutti i pazienti che hanno ricevuto almeno 1 dose di radium-223.

Complessivamente, nel periodo compreso tra il luglio 2012 e il dicembre 2013, sono stati inseriti nello studio 839 pazienti, presso 113 istituzioni di 14 nazioni.

Degli 839 pazienti inseriti, 696 hanno effettivamente ricevuto una o più somministrazioni di radium-223: di essi, 403 pazienti (pari al 58%) hanno completato le 6 somministrazioni pianificate.

Un qualsiasi evento avverso, di qualunque grado, è stato registrato in 523 pazienti (pari al 75%): in 281 pazienti (pari al 40%) si è verificato un evento avverso giudicato correlato al trattamento.

Gli eventi avversi severi (di grado 3 o peggiore) più comuni sono stati l’anemia in 32 pazienti (pari al 5%), piastrinopenia in 15 pazienti (2%), neutropenia in 10 pazienti (1%), e leucopenia in 9 pazienti (1%).

Dopo un follow-up mediano pari a 7.5 mesi e 210 decessi, la sopravvivenza mediana è risultata pari a 16 mesi.

In un’analisi esploratoria di sottogruppi:

  • La sopravvivenza globale è risultata maggiore per i pazienti con fosfatasi alcalina basale normale, rispetto ai pazienti con valore basale elevato di fosfatasi alcalina: mediana non raggiunta vs. 12 mesi, rispettivamente;
  • La sopravvivenza globale è risultata maggiore per i pazienti con valore basale di emoglobina uguale o superiore a 10 g/dl, rispetto ai pazienti con valore basale di emoglobina inferiore a 10 g/dl: mediana 17 mesi vs. 10 mesi, rispettivamente;
  • La sopravvivenza globale è risultata maggiore nei pazienti con performance status ECOG pari a 0, rispetto ai pazienti con PS ECOG pari a 1 o a 2 (mediana non raggiunta vs. 13 mesi vs. 7 mesi rispettivamente);
  • La sopravvivenza globale è risultata maggiore nei pazienti senza dolore basale rispetto ai pazienti con dolore basale lieve e ai pazienti con dolore basale moderato-severo (mediana non raggiunta vs. 14 mesi vs. 11 mesi, rispettivamente).

Per quanto riguarda i trattamenti concomitanti al radium-223:

  • La sopravvivenza globale è risultata maggiore nei pazienti che ricevevano abiraterone o enzalutamide in aggiunta al radium-223: mediana non raggiunta vs. 13 mesi.
  • La sopravvivenza globale è risultata maggiore nei pazienti che ricevevano denosumab in aggiunta al radium-223: mediana non raggiunta vs. 13 mesi.

Secondo le linee guida AIOM (edizione 2015), radium-223 può essere considerato una delle opzioni terapeutiche possibili nei pazienti resistenti alla castrazione che abbiano metastasi ossee sintomatiche in assenza di metastasi viscerali o linfonodali “bulky” (raccomandazione positiva debole). Nello studio appena pubblicato su Lancet Oncology, non randomizzato, erano eleggibili anche pazienti con metastasi ossee non sintomatiche, quindi una popolazione diversa rispetto a quella inserita nello studio randomizzato.

Interessante il tentativo di descrivere l’associazione della somministrazione di radium-223 a quella di altri farmaci anti-tumorali attivi contro il tumore della prostata resistente alla castrazione: va sottolineato, tuttavia, che il disegno dello studio non consente di ricavare informazioni solide relative all’efficacia di una determinata strategia rispetto ad un’altra.