Patologia genito-urinaria
Sabato, 16 Febbraio 2019

Tumore della prostata e terapia ormonale: occhio a riconoscere (e trattare) la depressione!

A cura di Massimo Di Maio

Vari studi in letteratura hanno già analizzato l’associazione tra impiego di terapia di deprivazione androgenica e rischio di depressione. Un’analisi americana si concentra sui pazienti che avevano ricevuto la terapia ormonale dopo la radioterapia.

Deka R, Rose BS, Bryant AK, Sarkar RR, Nalawade V, McKay R, Murphy JD, Simpson DR. Androgen deprivation therapy and depression in men with prostate cancer treated with definitive radiation therapy. Cancer. 2019 Feb 12. doi: 10.1002/cncr.31982. [Epub ahead of print] PubMed PMID: 30748008.

La depressione è un problema relativamente comune nei pazienti oncologici, e in alcuni casi, al rischio legato all’età e alla malattia, si aggiunge l’incremento del rischio legato ai trattamenti anti-tumorali.

La terapia ormonale, che rappresenta un pilastro del trattamento del tumore della prostata, presenta alcuni ben noti effetti collaterali, tra cui appunto il rischio di depressione, già studiato, a volte con risultati contrastanti, in numerose analisi, condotte sia nei pazienti con malattia diagnosticata in stadio iniziale, sia nei pazienti con malattia avanzata e metastatica.

La deprivazione androgenica può determinare, conseguentemente alle alterazioni dell’equilibrio ormonale, importanti ripercussioni sulle funzioni cognitive e sull’umore.

Lo studio recentemente pubblicato da Cancer è stato condotto basandosi sull’analisi retrospettiva di una coorte di veterani statunitensi, affetti da carcinoma della prostata, trattati inizialmente con radioterapia, e diagnosticati nel periodo compreso tra il 2001 ed il 2015.

Gli autori hanno analizzato i dati della piattaforma VINCI (Veterans Affairs Informatics and Computing Infrastructure), che consente di analizzare i dati sanitari dei pazienti, incluse le patologie diagnosticate nel follow-up, gli accessi ospedalieri sia in regime ambulatoriale che in regime di ricovero.

I pazienti sono stati divisi in 2 gruppi, a seconda che entro 1 anno dalla diagnosi di carcinoma della prostata avessero iniziato terapia di deprivazione androgenica oppure no, allo scopo di confrontarli in termini di:

  • Nuova diagnosi di depressione (endpoint primario);
  • Ricorso ai servizi psichiatrici ambulatoriali
  • Ricorso a ricovero psichiatrico
  • Suicidio

 

Complessivamente, lo studio ha preso in considerazione 39965 pazienti.

Nel dettaglio, 25122 pazienti avevano ricevuto la sola radioterapia, e 14843 pazienti avevano ricevuto, nell’anno successivo alla diagnosi di carcinoma della prostata trattato con radioterapia, terapia di deprivazione androgenica.

Si trattava, nel complesso, di pazienti giovani (con età mediana pari a 66 anni nel gruppo trattato con radioterapia da sola e 68 anni nel gruppo trattato con ADT), nella maggior parte dei casi con PSA inferiore a 10 ng/ml (anche se - come atteso - il valore di PSA era significativamente più elevato nei casi che poi hanno ricevuto ADT), e nella maggior parte dei casi con un tumore T1 (anche se la proporzione di casi T1 era maggiore nei casi che non avevano poi ricevuto ADT rispetto ai casi che l’avevano ricevuta).

I pazienti sono stati seguiti per un follow-up mediano di oltre 6 anni, e oltre 9000 soggetti avevano un follow-up superiore a 10 anni.

Nel corso del follow-up:

  • 934 pazienti hanno ricevuto una diagnosi di depressione;
  • 7825 pazienti hanno fatto ricorso all’ambulatorio di psichiatria;
  • 358 pazienti sono stati ricoverati in psichiatria;
  • 54 pazienti si sono suicidati.

L’impiego di ADT è risultato significativamente associato allo sviluppo di depressione (hazard ratio 1.50; intervallo di confidenza al 95% 1.32 ‐ 1.71; p < 0.001).

L’impiego di ADT è altresì risultato significativamente associate all’accesso ambulatoriale ai servizi di psichiatria (Hazrd Ratio 1.21; intervallo di confidenza al 95% 1.16 ‐ 1.27; p < 0.001).

Al contrario, non è stata dimostrata un’associazione significativa tra l’impiego di ADT e il ricovero in psichiatria o il suicidio.

I risultati dell’analisi confermano che la depressione può verificarsi in una proporzione tutt’altro che trascurabile dei soggetti trattati con terapia di deprivazione androgenica.

Tale associazione, già precedentemente indagata, ci ricorda che anche la depressione è tra gli effetti collaterali che possono impattare in maniera significativa sulla qualità di vita dei pazienti con tumore della prostata che ricevono terapia di deprivazione androgenica.

Gli autori sottolineano che numerosi studi hanno indagato l’associazione tra terapia di deprivazione e incidenza di depressione, con risultati in parte contrastanti. Peraltro, molti studi erano limitati da una scarsa numerosità campionaria e quindi da una bassa potenza.

I risultati hanno il limite di essere basati su una casistica di soli pazienti trattati con radioterapia per una diagnosi in stadio iniziale, e volutamente i pazienti che avessero poi ricevuto terapia di deprivazione androgenica per malattia recidiva o metastatica sono stati esclusi dall’analisi. I risultati sono quindi applicabili alla popolazione inclusa nello studio.

Peraltro, l’associazione significativa con il rischio di depressione impone la giusta attenzione agli effetti collaterali, anche a lungo termine, dell’impiego della terapia ormonale.