Patologia mammaria
Martedì, 27 Marzo 2018

Antiandrogeni per la terapia del carcinoma mammario?

A cura di Fabio Puglisi

Uno studio prova a impiegare l’enzalutamide per il trattamento di una forma particolare di carcinoma mammario: il sottotipo triple negative con espressione dei recettori androgenici.

Traina TA, et al. Enzalutamide for the Treatment of Androgen Receptor-Expressing Triple-Negative Breast Cancer. J Clin Oncol 2018;36(9):884-890.

Il carcinoma mammario non è un’unica patologia. E questo lo abbiamo imparato. Il carcinoma mammario “triple negative” è un sottogruppo di carcinoma mammario, e anche questo non è un’entità unica. Andando avanti così, chissà fino a quale suddivisione ci si potrebbe spingere. L’espressione dei recettori androgenici caratterizza un particolare tipo di forme triple negative per le quali è stato ipotizzato un potenziale beneficio da agenti antiandrogenici.

Uno studio di fase II ha valutato l’attività antitumorale e la sicurezza dell’antiandrogeno enzalutamide in pazienti con carcinoma mammario triple negative in stadio localmente avanzato o metastatico e con espressione dei recettori androgenici (AR+).
Il cut-off utilizzato per definire il tumore AR+ è stato una reattività immunoistochimica a livello nucleare in >0% delle cellule tumorali.
Tutte le pazienti arruolate hanno ricevuto enzalutamide 160 mg die fino all’evidenza di progressione di malattia.

Endpoint primario dello studio: clinical benefit rate (CBR) a 16 settimane. 
Endpoint secondari: CBR a 24 settimane, progression-free survival, sicurezza.

Gli endpoint sono stati analizzati in tutte le pazienti arruolate (popolazione intent-to-treat [ITT]) e nelle pazienti con almeno una valutazione post-basale postbaseline e con espressione nucleare dei recettori androgenici in > 10% delle cellule tumorali (gruppo valutabile).

Un’espressione di AR > 0% è stata osservata nell’80% dei tumori e un’espressione di AR > 10% nel 55% dei tumori.

Delle 118 pazienti arruolate, 78 sono risultate valutabili. Il 40% aveva ricevuto almeno 2 linee di trattamento per la malattia metastatica. I principali agenti che hanno preceduto il trattamento con enzalutamide sono stati: capecitabina, taxani, sali di platino.

  • CBR a 16 settimane: 25% (95% CI, 17%-33%) nella popolazione ITT e 33% (95% CI, 23% to 45%) nel gruppo delle pazienti valutabili.
  • Progression free survival mediana: 2.9 mesi (95% CI, 1.9-3.7 mesi) nella popolazione ITT e 3.3 mesi (95% CI, 1.9-4.1 mesi) fra le pazienti valutabili.
  • Overall survival mediana: 12.7 mesi (95% CI, 8.5 mesi-non raggiunta) nella popolazione ITT e 17.6 mesi (95% CI, 11.6-non raggiunta) fra le pazienti valutabili.

La fatigue è stato l’unico effetto collaterale correlato al trattamento di grado ≥3 con un’incidenza superiore al 2%.

La terapia antiandrogenica con enzalutamide si è rivelata clinicamente attiva e ben tollerata in pazienti con carcinoma mammario triple negative AR+ in stadio avanzato (localmente avanzato o metastatico).

Il profilo di tossicità dell’enzalutamide è apparso consistente con quanto già noto dagli studi condotti su popolazione maschile con carcinoma prostatico.

Rispetto ai due precedenti trial con bicalutamide, è stato osservato un maggior beneficio verosimilmente legato all’assenza di attività androgenica parziale con l’enzalutamide.

Rimane da definire quale sia il cut-off ideale per stabilire la positività per i recettori androgenici.