Patologia mammaria
Lunedì, 01 Giugno 2015

#ASCO15 Anastrozolo verso tamoxifen nel carcinoma duttale in situ: vittoria ai punti

A cura di Fabio Puglisi

L'anastrozolo supera ai punti il tamoxifen nel trattamento del carcinoma duttale in situ (DCIS) della mammella.  Risultato sancito dallo studio NSABP B-35, condotto in pazienti postmenopausali.  

Entrambi i farmaci sono risultati molto efficaci ma la sopravvivenza libera da carcinoma mammario a 10 anni è risultata più lunga nel braccio con anastrozolo rispetto a quello con tamoxifen (93.5% vs 89.2%). 

Lo studio, randomizzato di fase III, in doppio cieco, prevedeva un trattamento della durata di 5 anni con anastrozolo 1 mg die o con tamoxifen 20 mg die. Endpoint primario era il "breast cancer-free interval (BCFI)", definito come il tempo dalla randomizzazione a qualsiasi evento di carcinoma mammario (recidiva locale/locoregionale/a distanza; malattia controlaterale; forme sia in situ che invasive).  

La popolazione in studio comprendeva donne in post-menopausa con diagnosi di DCIS con espressione dei recettori estrogenici o progestinici, sottoposte ad intervento conservativo (lumpectomy con evidenza di margini negativi). Era prevista una stratificazione per età (<60 verso ≥60 anni).

In circa 3 anni, sono state arruolate 3.104 pazienti (1552 per braccio). Al database lock, le informazioni di follow-up erano disponibili per 3083 pazienti riguardo all'overall survival (OS) e per 3077 pazienti riguardo agli altri endpoint, con un tempo medio di follow-up pari a 8.6 anni. Si sono verificati 198 eventi BCFI, 114 nel gruppo con tamoxifene e  84 nel gruppo con anastrozolo (HR, 0.73; p=0.03). Il BCFI a 10 anni è stato pari a 89.2% con il tamoxifen e a 93.5% con l'anastrozolo.

Il test di interazione che ha preso in considerazione il tempo dall'inizio del trattamento è risultato statisticamente significativo (p=0.02), sostenendo che l'effetto dei farmaci si è reso più evidente a distanza nel tempo.  

Il test di interazione tra età e trattamento ha evidenziato un significativo vantaggio dell'anastrozolo soltanto nelle donne di età inferiore a 60 anni (p=0.04). Questo risultato potrebbe essere legato a differenze tra i due gruppi di età in termini di BMI, eventi (es. morte) per altre cause, compliance.

L'OS a 10 anni è apparsa simile tra i due gruppi: 92.1% con il tamoxifen e 92.5% con l'anastrozolo. Riguardo all'insorgenza di secondi tumori, è stato osservato un trend non-significativo a favore dell'anastrozolo (HR 0.68; p=0.07). 

In termini di tossicità, sono stati osservati gli eventi attesi senza una significativa prevalenza in uno dei due gruppi di trattamento.

Bottom line: l'anastrozolo si è dimostrato superiore al tamoxifene nel trattamento del DCIS dopo chirurgia conservativa e radioterapia. Oggi, dopo una diagnosi di DCIS, si dispone di una nuova opzione terapeutica. Nel processo decisionale potranno giocare un ruolo importante fattori quali l'età (maggiore vantaggio con anastrozolo <60 anni) o la presenza di controindicazioni (a tamoxifene o ad anastrozolo).

Margolese RG, et al. Primary results, NRG Oncology/NSABP B-35: A clinical trial of anastrozole (A) versus tamoxifen (tam) in postmenopausal patients with DCIS undergoing lumpectomy plus radiotherapy.ASCO 2015; LBA500.