Patologia mammaria
Martedì, 24 Novembre 2015

Etirinotecan pegol: faro o fiammella?

A cura di Fabio Puglisi

A volte la scelta degli acronimi non è molto azzeccata. La parola inglese "beacon" si traduce in segnale luminoso, faro. Etirinotecan pegol, inibitore della topoisomerasi I, agente potenzialmente innovativo, fa poca luce nel buio del carcinoma mammario metastatico pluritrattato. Forse, però, qualche piccolo segnale riesce ad emetterlo. 

Perez EA, et al. Etirinotecan pegol (NKTR-102) versus treatment of physician's choice in women with advanced breast cancer previously treated with an anthracycline, a taxane, and capecitabine (BEACON): a randomised, open-label, multicentre, phase 3 trial. Lancet Oncol 2015;16(15):1556-68.

L'etirinotecan pegol è un inibitore long-acting della topoisomerasi I  caratterizzato da un elevato peso molecolare che ne limita la capacità di attraversare le pareti dei vasi e di raggiungere i tessuti sani. Viceversa, il farmaco è in grado di attraversare la parete meno continente dei vasi tumorali. In considerazione di un tasso di risposta di circa il 30% ottenuto attraverso uno studio di fase II condotto su pazienti con carcinoma mammario metastatico ampiamente pre-trattate, è stato disegnato lo studio di fase III noto con l'acronimo BEACON (BrEAst Cancer Outcomes with NKTR-102).

Disegno dello studio: open-label, multicentrico, randomizzato di fase III

Popolazione in studio: donne con carcinoma mammario recidivato localmente o metastatico, precedentemente trattate con antracicline, taxani e capecitabina (e con 2 a 5 regimi precedenti per la malattia avanzata). Pazienti con metastasi encefaliche stabili e con un performance status ECOG 0-1 erano eleggibili.

Randomizzazione (1:1):

  • etirinotecan pegol (145 mg/m2 in infusione endovenosa di 90 minuti ogni 3 settimane)
  • monoterapia a scelta del clinico

Stratificazione: Regione, precedente terapia con eribulina, stato recettoriale.

Endpoint primario: overall survival nella popolazione intention-to-treat.

Tra dicembre 2011 e agosto 2013, 852 pazienti sono state assegnate a ricevere etirinotecan pegol (N=429) o un trattamento a scelta del clinico (N=423). Nessuna differenza significativa in overall survival è stata osservata tra i due gruppi (mediana 12.4 mesi [95% IC 11.0–13.6] con etirinotecan pegol vs 10.3 mesi [9.0–11.3] con la monoterapia a scelta del clinico; hazard ratio 0.87 [95% IC 0.75–1.02]; p=0.084).

Un beneficio potenziale dalla terapia sperimentale è stato osservato nei seguenti sottogruppi:

  • pazienti con metastasi encefaliche (8% della popolazione): HR 0.51 [95% IC 0.30–0.86])
  • pazienti con metastasi epatiche: HR 0.73 [95% IC 0.59–0.89])

Fra le 831 pazienti che hanno ricevuto almeno una dose di terapia, sono stati rilevati 128 (30%) effetti collaterali seri attribuiti all'etirinotecan pegol e 129 (32%) attribuiti alla terapia scelta dal clinico.  Un numero minore di pazienti nel gruppo etirinotecan pegol ha sperimentato una tossicità di grado ≥3  (204 [48%] vs 256 [63%]; p<0.0001).

I principali effetti collaterali di grado ≥3 sono stati i seguenti:

  • diarrea (41 [10%] nel braccio sperimentale vs 5 [1%] nel braccio di controllo)
  • neutropenia (41 [10%] vs 125 [31%])
  • neuropatia periferica (2 [<1%] vs 15 [4%])

Tre pazienti trattate con etirinotecan pegol sono morte per eventi legati alla terapia (polmonite, sindrome mielodisplatica, insufficienza renale acuta). Nel braccio di controllo sono occorse due morti correlate al trattamento (sepsi in neutropenia e shock settico).

 

Sebbene lo studio sia formalmente negativo (nessun vantaggio in OS dall'etirinotecan pegol rispetto alla monoterapia scelta dal clinico), il potenziale beneficio in particolari sottogruppi (leggasi pazienti con metastasi encefaliche e pazienti con metastasi epatiche) fa ritenere opportuno continuare a studiare tale agente di cui appare interessante anche il profilo di tossicità (bassa incidenza di neutropenia e di neuropatia periferica).