Patologia mammaria
Martedì, 30 Settembre 2014

Bevacizumab oltre la progressione nel carcinoma mammario: buona la prima!

A cura di Fabio Puglisi

Direttamente dall'ESMO di Madrid e pubblicati online su Lancet Oncology i primi dati prospettici riguardo al ruolo del bevacizumab dopo la progressione ad un trattamento di prima linea con bevacizumab e chemioterapia in pazienti con carcinoma mammario avanzato HER2 negativo.

Von Minckwitz G, et al. Bevacizumab plus chemotherapy versus chemotherapy alone as second-line treatment for patients with HER2-negative locally recurrent or metastatic breast cancer after first-line treatment with bevacizumab plus chemotherapy (TANIA): an open-label randomised phase 3 trial. Lancet Oncol 2014; published online Sept 28.

Quattro studi randomizzati di fase III, tre in prima linea (E2100, AVADO, RIBBON-1) e uno in seconda (RIBBON-2), hanno evidenziato un vantaggio in termini di progression-free survival dall'aggiunta del bevacizumab alla chemioterapia in pazienti con carcinoma mammario avanzato HER2 negativo.
Lo studio TANIA analizza il ruolo del bevacizumab impiegato dopo la progressione ad un trattamento di prima linea con bevacizumab e chemioterapia.

Disegno: internazionale (12 Paesi), multicentrico (118 centri), open-label, randomizzato, di fase III.
Popolazione in studio: donne con carcinoma mammario HER2 negativo in stadio avanzato, in progressione dopo 12 o più settimane di trattamento di prima linea con bevacizumab e chemioterapia.
Randomizzazione: 1:1, braccio sperimentale (monochemioterapia di seconda linea + bevacizumab 15 mg/kg q21 o 10 mg/kg q14) vs braccio di controllo (monochemioterapia).
Dopo la progressione alla seconda linea, le pazienti assegnate al braccio senza bevacizumab proseguivano con una monochemioterapia anche in terza linea e le pazienti assegnate al braccio con bevacizumab ricevevano l'associazione di un agente chemioterapico e bevacizumab.
Endpoint primario: progression-free survival dalla randomizzazione alla progressione dopo la seconda linea o all'evento morte nella popolazione intention-to-treat.

Lo studio, condotto tra febbraio 2011 e aprile 2013, ha visto la partecipazione di 494 donne (247 per braccio di trattamento). Ad un follow-up di 16 mesi, l'analisi pianificata ha evidenziato una superiorità della combinazione bevacizumab/chemioterapia rispetto alla monochemioterapia in termini di progression-free survival (mediana: 6.3 vs 4.2 mesi; hazard ratio 0.75, 95% IC 0.61–0.93, p=0.0068). Come atteso, gli eventi avversi di grado maggiore o uguale 3 sono risultati l'ipertensione (13% nel braccio bevacizumab/chemioterapia vs 7% nel braccio con la sola chemioterapia), la neutropenia (12% vs 8%) e l'hand-foot syndrome (11% vs 11%). Una proteinuria di grado 3 si è verificata nel 7% delle pazienti trattate con bevacizumab e in meno dell'1% di coloro che avevano ricevuto soltanto la chemioterapia. Lo studio non è ancora maturo relativamente alla progression-free survival dopo la terza linea di trattamento e all'overall survival (risultati attesi nel 2015).

In analogia con quanto osservato nella patologia colorettale (Bennouna J, et al. Lancet Oncol 2013), la strategia di continuare l'inibizione del VEGF dopo la progressione ad una prima linea terapeutica con chemioterapia e bevacizumab appare promettente anche nel trattamento del carcinoma mammario avanzato HER2 negativo.

Contrariamente alle premesse, la prognosi della popolazione studiata è risultata meno buona del previsto riflettendo la selezione di caratteristiche sfavorevoli (es. malattia viscerale in >75% delle pazienti, circa l'85% delle pazienti pre-trattate con taxani in prima linea).

Lo studio TANIA ha un disegno pragmatico (scelta della chemioterapia a discrezione dello sperimentatore). Tale approccio può essere letto in chiave positiva, essendo uno specchio più fedele della pratica clinica. Tuttavia, l'eterogeneità dei trattamenti e l'assenza del placebo costituiscono un limite nell'interpretazione rigorosa dei risultati.
D'altro canto, un punto di forza dello studio è rappresentato dal controllo delle linee terapeutiche. Le pazienti assegnate al trattamento di seconda linea con bevacizumab/chemioterapia hanno continuato il bevacizumab anche in terza linea, modificando il partner chemioterapico. Viceversa, a coloro che avevano ricevuto la monochemioterapia era inibito il crossover. Tali vincoli metodologici consentiranno di acquisire informazioni più affidabili riguardo alla progression-free survival dopo la terza linea e all'overall survival (risultati attesi nel 2015). Intanto, buona la prima!