Patologia mammaria
Martedì, 07 Dicembre 2021

Carcinoma mammario: chemioterapia non sempre necessaria, anche se linfonodi positivi

A cura di Fabio Puglisi

Il recurrence score basato sulla analisi di espressione genica di 21 geni (Oncotype DX, Genomic Health, adesso Exact Sciences) è di riconosciuta utilità clinica nel predire il beneficio della chemioterapia in pazienti con carcinoma mammario HR+ HER2- N0. Lo studio RxPONDER ha valutato il ruolo del recurrence score in pazienti con linfonodi positivi e si è rivelato altrettanto utile. I risultati, presentati in occasione dell'edizione 2020 del San Antonio Breast Cancer Symposium, sono adesso pubblicati in extenso sul prestigioso New England Journal of Medicine.

K. Kalinsky et al. 21-Gene Assay to Inform Chemotherapy Benefit in Node-Positive Breast Cancer. N Engl J Med 2021 (DOI: 10.1056/NEJMoa2108873)

Disegno: studio prospettico randomizzato

Popolazione: donne con carcinoma mammario HR+, HER2- con 1-3 linfonodi ascellari positivi e recurrence score ≤25 

Randomizzazione: terapia endocrina vs chemioterapia + terapia endocrina  

Endpoint primarioinvasive disease–free survival (effetto della chemioterapia sull’invasive disease–free survival e valutazione dell’associazione tra effetto della chemioterapia e recurrence score). 

Note riguardo alla terapia e allo stato menopausale: fra le donne in premenopausa è stato per lo più impiegato un regime a base di antracicline e taxani (54%) mentre nel gruppo postmenopausale è stato impiegato per lo più uno schema con taxano e ciclofosfamide (57%). Entro i 12 mesi dalla randomizzazione, il 12.7% delle donne in premenopausa (6.3% nel gruppo trattato con chemioterapia e il 19.0% nel gruppo trattato con sola terapia endocrina) hanno avuto la soppressione della funzione ovarica. Nel gruppo trattato con sola endocrinoterapia, su un totale di 101 pazienti di età ≤40 anni, il 36.6% aveva avuto una soppressione della funzione ovarica. 

In totale, 5083 donne (33.2% in premenopausa e 66.8% in postmenopausa) sono state sottoposte a randomizzazione e, di queste, 5018 hanno partecipato allo studio.  

Alla terza analisi ad interim prespecificata, il beneficio della chemioterapia in termini di invasive disease-free survival è risultato diverso in base allo stato menopausale (P = 0.008 per il confronto premenopausa vs postmenopausa), pertanto sono state effettuate analisi distinte per i due gruppi di pazienti. 

  • In postmenopausa, l’invasive disease–free survival a 5 anni è risultata del 91.9% nel gruppo trattato con sola terapia endocrina e del 91.3% in quello trattato con chemioterapia ed endocrinoterapia (hazard ratio per recidiva invasiva o nuovo primitivo o morte 1.02; 95% IC 0.82-1.26; P = 0.89)
  • In premenopausa, l’invasive disease–free survival a 5 anni è risultata dell’89.0% nel gruppo trattato con sola terapia endocrina e del 93.9% in quello trattato con chemioterapia ed endocrinoterapia (hazard ratio 0.60; 95% IC 0.43-0.83; P = 0.002), con un vantaggio dall’aggiunta della chemioterapia osservato anche in termini di distant relapse–free survival (hazard ratio 0.58; 95% IC 0.39-0.87; P = 0.009). In termini relativi, il beneficio dalla chemioterapia non è variato in funzione dell’incremento del recurrence score.

I risultati dello studio RxPONDER aggiungono evidenza sul ruolo della chemioterapia adiuvante in pazienti con carcinoma mammario HR+ HER2-. 

Se al test genomico Oncotype DX si ottiene un recurrence score ≤25, è verosimile che la chemioterapia non determini alcun beneficio aggiuntivo rispetto alla sola terapia endocrina in donne postmenopausali con carcinoma mammario HR+ HER2- e coinvolgimento di 1-3 linfonodi ascellari. 

Viceversa, in premenopausa, l’aggiunta della chemioterapia all’endocrinoterapia si traduce in un beneficio sia riguardo all’invasive disease–free survival che alla distant relapse–free survival.

È stato ipotizzato che nelle donne in premenopausa l’effetto della chemioterapia sia correlato ad un’azione endocrina esercitata dalla soppressione ovarica chemio-indotta.  

Il quesito se la chemioterapia possa essere rimpiazzata dalla soppressione ovarica mediante LHRH analogo è ancora aperto e oggetto di studio. 

In Italia, oggi, i test genomici sono indicati e rimborsati nelle situazioni in cui il beneficio dalla chemioterapia è considerato incerto, corrispondenti ad un rischio intermedio tra le seguenti categorie prognostiche:

  • Basso rischio (presenza di tutte le seguenti 5 caratteristiche: G1, T1a-b*, Ki-67<20%, ER>80%, N0; *in caso di T1a non è indicato l’accesso al test in presenza di almeno altri 2 fattori favorevoli)
  • Alto rischio (almeno 4 delle seguenti caratteristiche: G3, T3-T4, Ki-67 >30%, ER <30%, N+; se >3 linfonodi positivi non indicazione al test)