Patologia mammaria
Martedì, 09 Febbraio 2016

Carcinoma mammario metastatico e chemioterapia: quale evidenza in II linea?

A cura di Fabio Puglisi

Una revisione sistematica della letteratura fa il punto sulla monochemioterapia (single-agent) di II linea per il trattamento del carcinoma mammario metastatico HER2 negativo. Attraverso una sintesi della qualità dell'evidenza, gli autori mettono in luce i limiti degli studi disponibili e ipotizzano possibili soluzioni per il futuro.

Puglisi F, Rea D, Kroes MA, Pronzato P. Second-line single-agent chemotherapy in human epidermal growth factor receptor 2-negative metastatic breast cancer: A systematic review. Cancer Treat Rev 2016;43:36-49. 

Il trattamento del carcinoma mammario metastatico si avvale di diverse strategie. Chemioterapia, endocrinoterapia, agenti anti-HER2 vengono impiegati in combinazione o in sequenza sulla base delle caratteristiche della patologia e della paziente. Riconoscendo l'eterogeneità del carcinoma mammario e le peculiarità dei vari contesti clinici, la ricerca pone sempre maggiore attenzione alla personalizzazione delle cure e all'identificazione di fattori predittivi. Tuttavia, sebbene l'iperespressione di HER2 e l'espressione dei recettori ormonali aiutino nel guidare la decisione clinica, molte delle scelte sono ancora fondate su trial clinici condotti su popolazioni eterogenee. L'evidenza scientifica, pertanto, è condizionata dal disegno degli studi disponibili e usualmente perde di qualità man mano che si passa dalla prima linea alle linee successive.

Una revisione sistematica della letteratura, aggiornata a novembre 2014, fa il punto sulla monochemioterapia (single-agent) di II linea per il trattamento del carcinoma mammario metastatico HER2 negativo.

Disegno dello studio: Revisione sistematica degli studi randomizzati di fase II e di fase III condotti su pazienti con carcinoma mammario avanzato o metastatico, HER2 negativo, trattate con chemioterapia “single-agent” di seconda linea.
Sono stati presi in considerazione anche gli studi condotti su popolazioni miste riguardo alla linea di trattamento, cioè includenti pazienti trattate in prima/seconda/terza/ennesima linea. Inoltre, la revisione sistematica ha analizzato anche studi nei quali non era stato specificato lo stato di HER2.

Principali misure di outcome: overall survival (OS), progression free survival (PFS), time to progression (TTP).

La revisione sistematica ha identificato un totale di 53 trial clinici randomizzati, di cui 14 riportavano dati riguardo a trattamenti di seconda linea +/- linee successive.

Di seguito sono elencate le caratteristiche dei 14 studi selezionati:

  • 5 trial condotti esclusivamente in seconda linea
  • 3 trial condotti su più linee di trattamento ma con analisi dei dati di seconda linea distinta dal resto della popolazione in studio
  • 3 trial con definizione poco chiara della seconda linea (difficile estrapolare l’informazione riguardo al setting della precedente terapia, adiuvante vs. palliativo)
  • 2 trial con dati di seconda e terza linea
  • 1 trial con dati di seconda linea o di linee successive, riportati separatamente

Dei 14 trial, 5 erano di fase II, 7 di fase III, e 2 non riportavano la fase. Soltanto 3 trial erano stati condotti su pazienti con conferma dello stato di HER2.

Riguardo al “primary endpoint”, l’OS era stata scelta in 2 trial, la PFS in 4, l’overall response rate in 3. Cinque studi, pubblicati tra il 1990 e il 2000, non riportavano l’endpoint primario.
Fra gli altri endpoint esaminati, la QoL era riportata in 3 studi.

Soltanto uno studio ha dimostrato una differenza statisticamente significativa in OS in seconda linea e nelle successive.

  • In particolare, il nab-paclitaxel 260 mg/m2 q21 si è rivelato superiore al paclitaxel 175 mg/m2 q21 (OS mediana: 13.0 vs. 10.7 mesi, rispettivamente; hazard ratio 0.73, p = 0.024) in uno studio di fase III condotto su 268 pazienti (Gradishar WJ, et al. J Clin Oncol 2005;23:7794–803).

Nella maggior parte degli studi in seconda linea, l’OS mediana andava dagli 8 ai 13 mesi. Un unico studio con docetaxel settimanale ha riportato un’OS di 28 mesi con il docetaxel 40 mg/m2/settimana, ma i risultati devono essere letti con cautela per l’esiguità del campione (n = 88). Inoltre, l’impiego del trastuzumab nei casi HER2 positivi può aver contribuito ad aumentare la mediana di OS.

La PFS mediana è stata riportata in 4 trial, 3 dei quali hanno evidenziato delle differenze significative:

  • capecitabina + sorafenib (6.4 mesi) vs. capecitabina (4.1 mesi), HR 0.58 (95% IC: 0.41, 0.81), p = 0.001;
  • capecitabina + docetaxel a basse dosi (10.5 mesi) vs. docetaxel prima di ricevere capecitabina in sequenza (9.8 mesi), HR 0.62 (95% IC: 0.40, 0.97), p = 0.0342;
  • bevacizumab + chemioterapia (6.3 mesi, 95% IC: 5.4, 7.2) vs. chemioterapia single-agent a scelta del clinico (in circa il 60% capecitabina) (4.2 mesi, 95% IC: 3.9, 4.7; HR 0.75, 95% CI: 0.61, 0.93; p = 0.0068)

Sette trial hanno riportato il TTP e, di questi, 3 hanno evidenziato delle differenze significative:

  • paclitaxel q21 vs mitomicina (3.5 vs. 1.6 mesi; p = 0.026);
  • capecitabina + sorafenib vs capecitabina (6.8 vs. 4.1 mesi; HR 0.56; p = 0.001)
  • nab-paclitaxel q21 vs paclitaxel q21 (4.8 vs. 3.7 mesi; HR 0.73; p = 0.02)

Rischio di bias e qualità dell’evidenza

  • Dei 14 trial, 13 erano “full paper” ed è stato possibile valutarne la qualità. Sette trial hanno riportato i dati di efficacy secondo intention-to-treat.
  • La randomizzazione è stata condotta in modo appropriato in 5 trial, ma le modalità di occultamento del trattamento assegnato erano poco chiare nella maggior parte degli studi. Soltanto uno studio era in doppio cieco e quasi tutti gli studi erano privi di valutatori indipendenti. 
  • Riguardo alla distribuzione delle caratteristiche delle pazienti fra i bracci di trattamento, piccoli sbilanciamenti sono stati osservati in 6 trial. Solo alcuni trial hanno riportato gli intervalli di confidenza attorno alla stima puntuale e solo 3 hanno confermato la negatività di HER2.

La prima revisione sistematica riguardo alla chemioterapia di II linea nel carcinoma mammario metastatico HER2 negativo sottolinea la bassa qualità dell’evidenza scientifica in tale setting.

I dati disponibili sono limitati (solo 14 studi identificati) e, per lo più, fanno riferimento a studi obsoleti.

Il nab-paclitaxel è l’unico agente per il quale sia stata dimostrata una superiorità in termini di overall survival, quando impiegato in seconda linea e oltre (confronto con paclitaxel q21).

Gli sponsor commerciali hanno minore interesse a sviluppare i farmaci nelle linee successive alla prima, dove il mercato diminuisce. Inoltre, l’eterogeneità clinica aumenta man mano che si avanza di linea (variabilità legata ai trattamenti precedenti, alle modifiche nel performance status, alle preferenze delle pazienti).

Non vi è dubbio che la metodologia della ricerca deve cambiare. Gli studi richiedono disegni più precisi e devono essere condotti su popolazioni più omogenee, definite in base a caratteristiche cliniche e biologiche. La scelta dell'endpoint è un aspetto cruciale e, ogni studio dovrebbe essere affiancato da un disegno di ricerca traslazionale possibilmente mirato all'identificazione o alla validazione di fattori predittivi del beneficio terapeutico.