Patologia mammaria
Martedì, 31 Agosto 2021

CompLEEmenti agli autori e orgoglio italiano: quando uno studio di fase 3b aggiunge forza all’evidenza

A cura di Fabio Puglisi

Lo studio CompLEEment-1 ha un disegno di fase 3b condotto su una popolazione di pazienti con carcinoma mammario luminale in stadio avanzato. Si tratta dello studio con la più ampia numerosità che esplora il ruolo di un inibitore di CDK4/6 in questo setting.

De Laurentiis M, et al. Full population results from the core phase of CompLEEment-1, a phase 3b study of ribociclib plus letrozole as first-line therapy for advanced breast cancer in an expanded population. Breast Cancer Res Treat 2021 (Epub ahead of print)

Popolazione in studio: pazienti con carcinoma mammario luminale trattati con ≤ 1 linea di chemioterapia e naive in termini di endocrinoterapia per la malattia avanzata. La presenza di metastasi al SNC era ammessa purchè clinicamente stabile.

Trattamento: ribociclib 600 mg die (3 settimane on/1 settimana off) associato a letrozolo 2.5 mg die con l’aggiunta della somministrazione mensile di goserelin/leuprolide in pazienti maschi o in donne in stato pre-/perimenopausale. 

Accrual (almeno 1 dose di trattamento): 30 novembre 2016-22 marzo 2018

Obiettivi primari: sicurezza e tollerabilità

Obiettivi secondari: efficacia e qualità di vita.

In totale, sono stati valutati 3246 pazienti (follow-up mediano: 25.4 mesi). 

La durata mediana di esposizione al ribociclib è stata 17.5 mesi con una relative dose intensity mediana del 95.2%. La dose media giornaliera di ribociclib è stata 547.7 mg (mediana 600 mg).

La durata mediana di esposizione al letrozolo è stata 17.7 mesi con una relative dose intensity mediana del 95.2%. 

Il tasso di eventi avversi correlati al trattamento, di qualsiasi grado e di grado ≥ 3 è stato del 95.2% e del 67.5%, rispettivamente. Un’interruzione del trattamento per tossicità di qualsiasi grado o di grado ≥ 3 si è verificata nel 12.9% e nel 7.3% dei pazienti, rispettivamente. 

Eventi avversi di speciale interesse (qualsiasi grado, di grado ≥3) si sono verificati nelle seguenti percentuali: neutropenia (74.5%, 57.2%), aumento di ALT (16.2%, 7.7%), aumento di AST (14.1%, 5.7%), allungamento del QTcF (6.7%, 1.0%).

Outcome in termini di time to progression mediano: 27.1 mesi (95% IC, 25.7-non raggiunto). 

La qualità di vita si è mantenuta costante durante il trattamento. 

I risultati dello studio CompLEEment-1, in termini di sicurezza e di efficacia, sono consistenti con quelli degli studi MONALEESA-2 e MONALEESA-7 e aggiungono forza all’evidenza scientifica che supporta l’associazione di ribociclib e letrozolo nel trattamento di prima linea del carcinoma mammario luminale in stadio avanzato. 

Il time to progression (TTP) mediano di 27.1 mesi dopo un follow-up mediano di 25.4 mesi, e la PFS mediana di 26.7 mesi, ricalcano quanto osservato in pazienti assegnate al braccio sperimentale con ribociclib degli studi MONALEESA-2 (PFS 25.3 mesiths [95% CI, 23.0–30.3]) e MONALEESA-7 (23.8 mesi [95% CI, 19.2‑NR]), indicando la trasferibilità dei risultati di due studi di fase 3 in un contesto di real world. CompLEEment-1 ha incluso pazienti già trattati con chemioterapia per la malattia avanzata (10% della popolazione in studio), pazienti con PS ECOG pari a 2 (3.5%), pazienti con localizzazioni encefaliche stabili, e vi era una più ampia presenza di donne in stato premenopausale e di maschi (categorie poco studiate con palbociclib e abemaciclib). Rispetto al MONALEESA-2, lo studio CompLEEment-1 ha incluso più pazienti con disease-free interval ≤ 12 mesi (7.3% vs 1.2%) e con ≥ 3 siti metastatici (43.3% vs 34.1%).

Va detto che i risultati del CompLEEment-1 in termini di efficacia (TTP and PFS) sono conservativi rispetto a quanto riportato dallo studio MONALEESA-2, che includeva eventi PFS occorsi dopo l’eventuale interruzione del trattamento con ribociclib (questi casi sono stati considerati “censored” nello studio CompLEEment-1). Inoltre, è da ricordare come il TTP documenti solo eventi progressione o morte per carcinoma mammario, mentre la PFS considera anche gli eventi dovuti ad altre cause. Un diretto confronto tra questi due endpoint è quindi precluso. 

Fra i limiti nell’interpretazione dei dati di efficacia vanno ancora citati il disegno non randomizzato dello studio e le diverse modalità concesse ai vari Centri negli intervalli degli esami (imaging) di rivalutazione.

Fatte salve le sopracitate cautele, le informazioni che si ricavano dallo studio sono di grande supporto alla evidenza già disponibile e contribuiscono a rafforzare i processi decisionali. Davvero compLEEmenti a tutti gli autori, per uno studio che ha una rappresentanza italiana ragguardevole. Plauso particolare a Michelino De Laurentiis e a Claudio Zamagni.