Patologia mammaria
Martedì, 02 Marzo 2021

Donne giovani con mutazioni di BRCA e carcinoma mammario: la collaborazione internazionale è fonte preziosa di conoscenza

A cura di Fabio Puglisi

Ci sono ambiti in cui la collaborazione tra professionisti clinici e della ricerca è imprescindibile. Mettere insieme dati e informazioni significa acquisire conoscenza. Spesso parliamo di big data pensando a uno fra gli strumenti che possono portare a innovazione scientifica ma, per patologie meno frequenti, già la condivisione delle esperienze di più Centri a livello globale assume un valore prezioso. Oggi commentiamo uno studio che, grazie alla magistrale regia di Matteo Lambertini, ha saputo assemblare vari pezzi di un puzzle complesso, quello del carcinoma mammario in donne giovani portatrici della mutazione di BRCA.

Lambertini M, et al. Clinical behavior and outcomes of breast cancer in young women with germline BRCA pathogenic variants. NPJ Breast Cancer 2021;7(1):16.

La prognosi di pazienti giovani con carcinoma mammario e portatrici di una mutazione germinale (o meglio di una variante con significato patogenetico) di BRCA è simile a quella di donne senza la mutazione. Tuttavia, gli studi di associazione con l’outcome clinico non hanno esaminato nel dettaglio il tipo di gene mutato (BRCA1 vs BRCA2) in funzione dello stato dei recettori ormonali del tumore (positivo [HR +] vs negativo [HR-]).

Disegno: studio di coorte internazionale, multicentrico (30 Centri in tutto il mondo), retrospettivo 

Popolazione: donne di età ≤ 40 anni portatrici di mutazione germinale di BRCA, con diagnosi di carcinoma mammario invasivo in stadio I-III, diagnosticato tra gennaio 2000 e dicembre 2012, con BC invasivo in stadio I-III precoce all'età di ≤40 anni. 

Lo studio ha incluso 1236 pazienti. Delle 808 e 428 pazienti con mutazione di BRCA1 o di BRCA2, 191 (23.6%) e 356 (83.2%) avevano rispettivamente tumori HR+ (P <0.001).

Ad un follow-up mediano di 7.9 anni, il riscontro di un secondo tumore primitivo (17% vs. 12.2%, P = 0.009) e di secondi tumori non mammari (4.3% vs 1.9%, P = 0.02) è stato più frequente tra le pazienti con mutazione di BRCA1, sottogruppo in cui è stato osservato un minor numero di recidive (10.4% vs. 15.4%, P ​​= 0.02). 

Quando il pattern dei primi eventi disease free survival (DFS) è stato valutato nelle due coorti  BRCA1 e BRCA2 in accordo allo stato recettoriale, l’unica differenza osservata è stata una maggiore incidenza di secondi tumori non mammari (5.2% vs. 1.4%, P = 0.005) nel gruppo BRCA1 con recettori ormonali positivi, per lo più imputabile a una maggior incidenza di carcinomi ovarici.

Indipendentemente dallo stato dei recettori ormonali, le pazienti con mutazione di BRCA1 hanno avuto una peggiore DFS (BRCA2 vs BRCA1; HR aggiustato = 0.76, IC 95% = 0.60-0.96), mentre non sono state osservate differenze significative nell'intervallo libero da recidiva a distanza (DRFI) e nella sopravvivenza globale (OS). 

Fra le pazienti con malattia HR+ sono state più frequenti le recidive a distanza (P ​​<0,001) e meno frequenti le seconde neoplasie primarie (carcinoma mammario: P = 0.005; non carcinoma mammario: P = 0.18). 

Non sono state osservate differenze in DFS e OS in base allo stato dei recettori ormonali, con una tendenza a un DRFI peggiore (HR aggiustato = 1.39, IC 95% = 0.94-2.05) in pazienti con HR+. 

In donne giovani con carcinoma mammari e mutazione di BRCA, il tipo di gene mutato (BRCA1 vs BRCA2) e lo stato dei recettori ormonali condizionano significativamente il comportamento clinico e l’outcome. 

Un plauso a Matteo Lambertini per aver saputo raccogliere l’esperienza di 30 Centri in tutto il mondo, a sottolineare l’importanza di cumulare dati preziosi per l’informazione delle pazienti sulle strategie di trattamento, prevenzione e sorveglianza.

Certamente è opportuno riconoscere anche i limiti di una analisi retrospettiva, condotta in un periodo di tempo relativamente lungo, con i possibili cambiamenti occorsi nei vari anni.  Inoltre, il follow-up mediano inferiore ai 10 anni potrebbe essere considerato breve per la patologia HR+ e per l’analisi relativa all’insorgenza di nuovi tumori. 

Dello studio, però, vanno riconosciuti anche i punti di forza tra cui l’ampio sample size malgrado si tratti di una popolazione relativamente rara (giovani donne,  BRCA carrier). 

In sintesi:

  1. prognosi peggiore in termini di DFS fra le pazienti con variante di BRCA1 a significato patogenetico, per lo più dovuta a una maggiore incidenza di secondi tumori indipendentemente dallo stato recettoriale. 
  2. A differenza dei tumori mammari nelle donne senza mutazione di BRCA, lo stato recettoriale non ha valore prognostico nelle donne giovani con mutazione di BRCA, con una tendenza verso un peggiore DRFI nei casi con recettori ormonali positivi.