Patologia mammaria
Martedì, 28 Novembre 2023

Due piccioni con una fava: statine, livelli di colesterolo e mortalità da carcinoma mammario

A cura di Fabio Puglisi

Diversi studi hanno analizzato l’associazione tra terapia con statine e mortalità per carcinoma mammario. Tuttavia, la maggior parte delle analisi non ha considerato la relazione con i livelli sottostanti di colesterolo. Attraverso uno studio di coorte che prende in esame i dati sul colesterolo sierico si è cercato di affinare l’interpretazione dell’evidenza. 

Murto MO, et al. Statin Use, Cholesterol Level, and Mortality Among Females With Breast Cancer. JAMA Netw Open 2023;6(11):e2343861. 

Obiettivo dello studio: valutare l'associazione tra colesterolo nel siero, uso di statine e mortalità per carcinoma mammario.

Disegno dello studio: studio di coorte, condotto in Finlandia, che ha incluso donne con carcinoma mammario invasivo diagnosticato tra gennaio 1995 e dicembre 2013. La coorte comprendeva dati sui recettori ormonali e almeno una misurazione del colesterolo. Tutti i dati sono stati ottenuti dai registri nazionali finlandesi. Le analisi statistiche sono state eseguite tra gennaio e maggio 2022.

Variabili valutate: uso di statine, dose di statine, livelli di colesterolo sierico, LDL, HDL e trigliceridi misurati separatamente prima e dopo la diagnosi di carcinoma mammario.

Misure di outcome: mortalità per carcinoma mammario e la mortalità complessiva tra la data di diagnosi di carcinoma mammario e il 31 dicembre 2015.

Casistica: In totale, 13.378 donne con diagnosi di carcinoma mammario (età mediana [IQR], 62 [54-69] anni) hanno partecipato allo studio. 

Follow-up mediano dopo la diagnosi di carcinoma mammario: 4.5 (2.4-9.8) anni

Eventi morte: 16.4% delle pazienti (mortalità per tutte le cause), 7% (mortalità per carcinoma mammario). 

Risultati salienti: L'uso di statine prima della diagnosi di carcinoma mammario è risultato essere un fattore di rischio di morte per carcinoma mammario anche dopo l'aggiustamento per i livelli di colesterolo totale (HR, 1.22; IC 95%, 1.02-1.46; P = .03). 

Viceversa, il rischio di morte per carcinoma mammario è risultato inferiore fra le pazienti che hanno fatto uso di statine dopo la diagnosi di carcinoma mammario (HR, 0.85; IC 95%, 0.73-1.00; P = .05). 

In particolare, la riduzione del rischio è stata maggiore fra le pazienti il cui livello di colesterolo è diminuito dopo l'avvio delle statine (HR, 0.49; IC 95%, 0.32-0.75; P = .001. Viceversa, la riduzione del rischio non è risultata significativa nei casi in cui il livello di colesterolo non è diminuito dopo l’impiego di statine (HR, 0.69; IC 95%, 0.34-1.40; P = .30). 

La riduzione della mortalità per carcinoma mammario è emersa tra le pazienti trattate con statine anche in caso di tumori positivi per il recettore degli estrogeni (HR, 0.82; IC 95%, 0.68-0.99; P = .03). 

La mortalità per tutte le cause è risultata inferiore tra le utilizzatrici di statine rispetto alle non utilizzatrici quando corretta per i livelli di colesterolo sierico (HR, 0.80; IC 95%, 0.72-0.88; P < .001).

Questo studio su vasta scala ha evidenziato un’associazione inversa tra uso di statine e rischio di morte per carcinoma mammario, ma solo in presenza di una riduzione dei livelli di colesterolo. 

D’altro canto, livelli elevati di colesterolo sierico non erano associati al rischio di morte da carcinoma mammario dopo l'aggiustamento per l'uso di statine, suggerendo che l'associazione tra colesterolo e carcinoma mammario potrebbe essere influenzata dall'uso di questi farmaci.

Studi epidemiologici hanno collegato l'ipercolesterolemia a un aumento del rischio di carcinoma mammario. La sintesi del colesterolo è vitale per la proliferazione cellulare e potrebbe influenzare la crescita tumorale. Inoltre, il colesterolo è un precursore degli estrogeni, potenzialmente associati al carcinoma mammario.

Limiti dello studio: La mancanza di informazioni su variabili legate agli stili di vita, come fumo, obesità e attività fisica, e sulla situazione economica dei partecipanti ha limitato la completezza dei risultati. Inoltre, l'uso delle statine non è stato randomizzato, con possibile introduzione di bias.