Patologia mammaria
Martedì, 08 Giugno 2021

E Capecitabina disse a Platino: “il posto è ancora mio”

A cura di Fabio Puglisi

ASCO 2021 e pubblicazione simultanea.

Uno studio di fase III, condotto in pazienti con carcinoma mammario triple negative sottoposte a chemioterapia neoadiuvante e con residuo di malattia >1 cm, confronta capecitabina verso una chemioterapia con sali di platino nel setting adiuvante.

Mayer IA, et al. Randomized Phase III Postoperative Trial of Platinum-Based Chemotherapy Versus Capecitabine in Patients With Residual Triple-Negative Breast Cancer Following Neoadjuvant Chemotherapy: ECOG-ACRIN EA1131. J Clin Oncol 2021 (Epub ahead of print).

Pazienti con carcinoma mammario triple negative e residuo di malattia dopo chemioterapia neoadiuvante hanno un rischio elevato di recidiva che, in accordo ai risultati dello studio CREATE-X, può essere ridotto con l’impiego di chemioterapia adiuvante a base di capecitabina.

Studi preclinici supportano l’impiego di agenti di platino nel trattamento del carcinoma mammario triple negative sottotipo basale.  

Lo studio EA1131, inizialmente disegnato con tre bracci (osservazione, capecitabina, sali di platino) ha ipotizzato che la terapia adiuvante a base di platino producesse un beneficio in termini di invasive disease-free survival (iDFS) almeno non inferiore e possibilmente migliore rispetto alla terapia con capecitabina.  Sebbene lo studio sia stato condotto su pazienti con malattia triple negative così definita in accordo alla valutazione immunoistochimica, era anche prevista una definizione genotipica (basal vs nonbasal) mediante PAM50 su residuo tumorale di malattia, post-terapia neoadiuvante. 

Disegno dello studio: randomizzato di fase III di non inferiorità, con una alternativa di superiorità, assumento una iDFS a 4 anni del 67% con la capecitabina.

Popolazione: pazienti con diagnosi di carcinoma mammario triple negative in stadio clinico II o III all’esordio e con un residuo di malattia su mammella ≥1 cm dopo chemioterapia neoadiuvante a base di taxani (antracicline opzionali)

Randomizzazione:

  • Platino (carboplatino 6 AUC o cisplatino 75 mg/m2) q21 per 4 cicli
  • Capecitabina 2000 mg/m2 die nei giorni 1-14 q21 per 6 cicli. 
  • Osservazione (braccio chiuso precocemente in considerazione dei risultati del CREATE-X)

Endpoint primario: iDFS nella popolazione “basal” in accordo a PAM50. 

In totale, tra il 2015 e il 2021, sono state arruolate 410 pazienti rispetto alle 775 previste dal disegno originario.

Dopo un follow-up mediano di 20 mesi e 120 iDFS eventi (61% del target previsto) nelle 308 (78%) pazienti con sottotipo basal, la iDFS a 3 anni è risultata del 42% (95% IC, 30 to 53) per il platino e del 49% (95% IC, 39-59) per la capecitabina. 

La tossicità di grado 3 e 4, specie ematologica, è stata maggiore fra le pazienti che hanno ricevyuto il platino.

Pertanto, avendo stimato una bassa probabilità (6%) di confutare l’ipotesi nulla di noninferiorità e di superiorità, il Data and Safety Monitoring Committee ha raccomandato di interrompere lo studio per futilità.  

Dopo chemioterapia neoadiuvante, in pazienti con residuo di malattia triple negative sottotipo basal, il trattamento adiuvante con sali di platino (cisplatino o carboplatino) non si dimostra superiore nè noninferiore al trattamento con capecitabina che, pertanto, rimane lo standard. 

Lo studio evidenzia anche una potenziale maggiore tossicità di grado 3 o 4 con gli agenti di platino. 

La iDFS osservata a 3 anni, peggiore dell’atteso indipendentemente dal trattamento impiegato, ribadisce la necessità di individuare terapie più efficaci per questa popolazione ad alto rischio. 

Domande aperte? Tante. In uno scenario terapeutico, quello del carcinoma mammario triple negative, destinato a cambiare per la possibile futura apertura all’immunoterapia nella fase neoadiuvante e alla terapia con inibitori di PARP nella fase adiuvante delle forme con mutazione germinale di BRCA.