Patologia mammaria
Giovedì, 24 Ottobre 2019

In arrivo un’app per la scelta dell’endocrinoterapia in pre-menopausa

A cura di Fabio Puglisi

Il trattamento endocrino del carcinoma mammario in premenopausa contempla almeno tre distinte opzioni: il solo tamoxifene, la soppressione della funzione ovarica associata a tamoxifene e la soppressione della funzione ovarica associata a exemestane. La scelta si basa sui risultati degli studi SOFT e TEXT qui analizzati con l’obiettivo di identificare diversi profili di beneficio associati al rischio composito di recidiva a distanza.

Pagani O, et al. Absolute Improvements in Freedom From Distant Recurrence to Tailor Adjuvant Endocrine Therapies for Premenopausal Women: Results From TEXT and SOFT. J Clin Oncol 2019 [Epub ahead of print]

Gli studi TEXT (Tamoxifen and Exemestane Trial) e SOFT (Suppression of Ovarian Function Trial) sono stati condotti su pazienti in stato premenopausale con diagnosi di carcinoma mammario precoce luminale. L’aggiornamento a 8 anni ha confermato una superiorità della combinazione exemestane + soppressione della funzione ovarica (OFS) o della combinazione tamoxifen + OFS rispetto al solo tamoxifen.
Un’analisi secondaria degli studi, limitata ai casi con malattia luminale HR+/HER2- (N=4891), ha effettuato una misura composita del rischio di recidiva a distanza per identificare profili distinti di beneficio a supporto del processo decisionale terapeutico.
La popolazione è stata stratificata in base all’uso o meno di chemioterapia adiuvante.


Endpoint primario: sopravvivenza libera da recidiva a distanza.


Analisi statistica: metodologia STEPP (subpopulation treatment effect pattern plot) per analizzare diverse sottopopolazioni definite in base a una misurazione continua del rischio composito di recidiva a distanza. Per ciascuna paziente, il valore di rischio composito è stato ricavato da un modello di Cox che incorporava i seguenti fattori prognostici predefiniti: età, stato linfonodale, dimensioni tumorali, grado istologico, espressione di recettori ormonali e di ki-67.

Il tasso di sopravvivenza libera da recidiva a distanza a 8 anni (8-y DRFI) nell’intera casistica è stato del 91.1% e andava da circa il 100% al 63% muovendosi da valori di rischio composito bassi a valori più alti. 

Fra le pazienti che hanno partecipato allo studio TEXT e che hanno ricevuto la chemioterapia si è osservato un beneficio assoluto  del 5.1% con  exemestane + OFS verso tamoxifen + OFS, e l’analisi STEPP ha evidenziato guadagni da meno dell’1% a più del 15% in base ai livelli di rischio composito.  

Fra le pazienti dello studio SOFT rimaste in stato premenopausale dopo chemioterapia il beneficio assoluto medio con exemestane + OFS verso tamoxifen è stato del 5.2% fino a raggiungere il 10% in base ai livelli di rischio compositio; il confronto nello studio SOFT tra tamoxifen + OFS verso tamoxifen ha visto un beneficio medio di circa il 3.5%.  

Fra le donne che non hanno ricevuto la chemioterapia, il DRFI a 8 anni è stato superiore al 97% e il beneficio da exemestane + OFS si è attestato tra l’1% e il 4%. 

La scelta del trattamento adiuvante endocrino in pazienti premenopausali con carcinoma mammario deve basarsi su una valutazione composita del rischio di recidiva a distanza che includa i diversi fattori prognostici noti: età, stato linfonodale, grado istologico, dimensioni tumorali, livelli di espressione dei recettori ormonali e di ki-67.

L’applicazione di tale approccio agli studi SOFT e TEXT ha consentito di ottenere una stima diversificata e personalizzata del rischio e, di conseguenza, del beneficio terapeutico.


La scelta delle diverse opzioni (exemestane + OFS vs tamoxifen + OFS vs tamoxifen) potrà quindi basarsi sulla valutazione del rischio composito. In altre parole, si considerano insieme i diversi fattori prognostici che contribuiranno, ciascuno con il proprio peso, a determinare la probabilità di recidiva a distanza. La terapia verrà quindi proposta sulla base dei diversi profili di rischio. Come preannunciato dagli stessi autori, è in arrivo un’app che dovrebbe favorire il trasferimento di questa metodologia nella pratica clinica quotidiana.

Un plauso particolare ai ricercatori italiani che, grazie a un interessante lavoro di accompagnamento (Lambertini M, Blondeaux E, Perrone F, Del Mastro L. J Clin Oncol 2019 Oct 16; epub ahead of print), hanno fatto cogliere il significato e le possibili implicazioni cliniche di tale ricerca.