Patologia mammaria
Martedì, 29 Marzo 2016

Nano con promesse da gigante?

A cura di Fabio Puglisi

La nanotecnologia applicata ai farmaci anti-tumorali vede nel nab-paclitaxel uno degli esempi più studiati. Il taxano legato a nanoparticelle di albumina si è rivelato un agente di successo nel trattamento sia del carcinoma mammario sia del carcinoma pancreatico in stadio avanzato. 

Ma quale ruolo potrà assumere nab-paclitaxel in un setting più precoce? Con l'ennesimo studio di terapia neoadiuvante nel carcinoma mammario (GeparSepto), il gruppo tedesco GBG riporta le prime evidenze.

Untch M, et al. Nab-paclitaxel versus solvent-based paclitaxel in neoadjuvant chemotherapy for early breast cancer (GeparSepto-GBG 69): a randomised, phase 3 trial. Lancet Oncol 2016;17:345-56. 

 

Lo studio GeparSepto (GBG 69) ha valutato il ruolo del nab-paclitaxel rispetto al paclitaxel con solvente (da qui in avanti definito "paclitaxel"), in un regime di terapia neoadiuvante sequenziale (taxani seguiti da antracicline) per il carcinoma mammario in stadio precoce. 

Disegno:  studio di fase III randomizzato 1:1 che ha confrontato i seguenti regimi:

  • nab-paclitaxel 150 mg/m2 (dopo emendamento si è passati a 125 mg/m2) nei giorni 1,8,15 q21 per 12 settimane
  • paclitaxel 80 mg/m2 nei giorni 1,8,15 q21 per 12 settimane.

La terapia con taxani, in entrambi i bracci, è stata seguita da EC (epirubicina 90 mg/m2 + ciclofosfamide 600 mg/m2) q21 per 4 cicli. In presenza di uno stato di HER2 positivo, venivano somministrati trastuzumab 6 mg/kg (loading dose 8 mg/kg) e pertuzumab 420 mg (loading dose 840 mg) al giorno 1 di ogni ciclo.

Endpoint primario: pathological complete response (ypT0 ypN0), analizzata per tutte le pazienti che  avevavo cominciato il trattamento (intention to treat modificata). Lo studio è di non-inferiorità.




Tra luglio 2012 e dicembre 2013, 1229 donne sono state arruolate nello studio. Di queste, 1206 hanno iniziato il trattamento (606 nel braccio nab-paclitaxel e 600 nel braccio paclitaxel). La dose di nab-paclitaxel è stata ridotta a 125 mg/m2 dopo l'arruolamento di 464 pazienti.

La pCR è stata ottenuta più frequentemente nel braccio con nab-paclitaxel (38%, 95% IC 35-42]) rispetto a quello con paclitaxel (29%, IC 25-33]; OR 1.53, 95% IC 1.20-1.95; p=0.00065).

L'analisi di sottogruppo ha evidenziato una maggiore probabilità di pCR con l'impiego del nab-paclitaxel rispetto al paclitaxel (pCR 48% vs 26%; OR 2.61, 95% IC 1.57-4.33) per il fenotipo "triple negative". 

Tossicità di grado 3-4 più frequente con il nab-paclitaxel:

  • anemia (2% vs 1%; p=0.048)
  • neuropatia periferica (10% vs 3%, p<0.001) 

Prima dimostrazione formale di un vantaggio dall'impiego di nab-paclitaxel rispetto al paclitaxel nel trattamento del carcinoma mammario in stadio precoce (setting neoadiuvante):

  • beneficio in termini di pCR: differenza assoluta del 9%

Non è chiaro se il guadagno in pCR possa tradursi in un incremento della sopravvivenza globale e/o della sopravvivenza libera da malattia. 

Analisi di sottogruppo suggestiva per un maggiore effetto in presenza di un fenotipo "triple negative".

Grande attesa per i risultati dell'ETNA, studio simile ma con disegno più pulito.