Patologia mammaria
Giovedì, 13 Ottobre 2022

Olaparib adiuvante: è nero su bianco il beneficio in sopravvivenza

A cura di Fabio Puglisi

Lo studio randomizzato in doppio cieco OlympiA ha confrontato un anno di terapia adiuvante con il PARP-inibitore olaparib verso placebo in pazienti con varianti germinali patogeniche o verosimilmente patogeniche dei geni BRCA1 o BRCA2 (gBRCA1/2pv) e carcinoma mammario HER2-negativo in stadio precoce e ad alto rischio.
La prima analisi ad interim pre-specificata aveva dimostrato un beneficio significativo da olaparib in termini di invasive-disease-free survival (IDFS) e di distant-disease-free survival (DDFS). Sono ora pubblicati i risultati della seconda analisi ad interim con aggiornamenti sui diversi endpoint, OS,
IDFS, DDFS e sicurezza. 

Geyer et al. Overall survival in the OlympiA phase III trial of adjuvant olaparib in patients with germline pathogenic variants in BRCA1/2 and high risk, early breast cancer. Ann Oncol 2022 (published online: October 10, 2022)

Studio Olympia: randomizzato, di fase III, placebo-controlled, in doppio cieco.

Randomizzazione: 1 anno di olaparib 300 mg 2 volte die o placebo

Stratificazione: stato dei recettori ormonali, precedente terapia neoadiuvante vs adiuvante, precedente terapia a base di platibo (sì vs. no).  

Criteri di eleggibilità: aver ricevuto almeno 6 cicli di chemioterapia neoadiuvante o adiuvante contenente taxani, antracicline, o entrambi, aver effettuato la chirurgia e aver completato da almeno due settimane il trattamento radiante complementare, se indicato. Non era concessa chemioterapia post-operatoria nei pazienti trattati con chemioterapia neoadiuvante. In pazienti con triple-negative breast cancer l’eleggibilità prevedeva un residuo di malattia mammaria o ascellare dopo chemioterapia neoadiuvante oppure, in pazienti trattate con chemioterapia adiuvante, era richiesta la presenza di linfonodi positivi o stato linfonodale negativo e primitivo T2-T4.  A seguito di un emendamento precoce, erano eleggibilie anche pazienti con carcinoma HR+/HER2- con un clinical/pathological stage + estrogen-receptor/nuclear grade (CPS + EG) score ≥3 dopo chemioterapia neoadiuvante o con ≥4 linfonodi positivi se trattati con chirurgia upfront. 

In totale, 1836 pazienti sono stati randomizzati a ricevere olaparib o placebo dopo chemioterapia (neo)adiuvante, chirurgia e radioterapia se indicata. La terapia endocrina è stata somministrata concomitantemente al trattamento in studio per i tumori con espressione dei recettori ormonali. 

Ad un follow-up mediano di 3.5 anni, la seconda analisi ad interim ha dimostrato un vantaggio in OS statisticamente significativo a favore del braccio con olaparib rispetto al braccio placebo (HR 0.68; 98.5% CI 0.47-0.97; P=0.009). L’OS a 4 anni è stata dell’89.8% fra i pazienti trattati con olaparib e dell’86.4% fra coloro che hanno ricevuto placebo (Δ 3.4%, 95% CI -0.1%-6.8%). L’IDFS a 4 anni è stata rispettivamente dell’82.7% e del 75.4% (Δ 7.3%, 95% CI 3.0%- 11.5%) e la DDFS a 4 anni dell’86.5% e del 79.1% (Δ 7.4%, 95% CI 3.6%-11.3%). Le analisi di sottogruppo per OS, IDFS, e DDFS hanno confermato il beneficio nei principali sottogruppi esaminati. 

Non sono emersi segnali di allarme in termini di sicurezza e, in particolare, non sono stati osservati nuovi casi di leucemia mieloide acuta o di sindrome mielodisplastica (AML/MDS).

Ad un follow-up mediano di 3.5 anni, lo studio OlympiA ha dimostrato un vantaggio significativo in sopravvivenza globale con l’impiego di olaparib adiuvante rispetto al placebo in pazienti con varianti germinali di significato patogenico certo o verosimile e carcinoma mammario HER2-negativo in stadio precoce ma ad alto rischio. 

In particolare, è stata osservata una sopravvivenza a 4 anni del 90% con olaparib e dell’86% con il placebo. 

L’aggiornamento dello studio ha confermato il beneficio già osservato alla prima analisi ad interim sia in termini di IDFS che di DDFS. 

La superiorità di olaparib verso placebo è stata confermata nei principali sottogruppi esaminati, compresi i tumori con espressione dei recettori ormonali. 

Non sono emersi segnali nuovi riguardo alla sicurezza di olaparib e, a 3.5 anni di follow-up, sono stati osservati 2 casi (0.2%) di AML/MDS con olaparib e 3 casi (0.3%) con il placebo.