Patologia mammaria
Martedì, 26 Luglio 2022

Pembrolizumab e carcinoma mammario triple-negative in stadio avanzato: ecco i dati sulla sopravvivenza

A cura di Fabio Puglisi

I risultati dell’analisi ad interim relativa allo studio KEYNOTE­355 avevano dimostrato un vantaggio in progression-free survival con l’aggiunta di pembrolizumab alla chemioterapia in pazienti con carcinoma mammario triple-negative in stadio avanzato e con espressione di PD-L1. Ma cosa è stato osservato in termini di overall survival?

Cortes J, et al. Pembrolizumab plus Chemotherapy in Advanced Triple-Negative Breast Cancer. N Engl J Med 2022;387(3):217-226. 

Eleggibilità: pazienti con carcinoma mammario triple-negative localmente avanzato inoperabile o metastatico. Nello studio KEYNOTE­355, l’espressione di PD-L1 era definita attraverso uno score combinato (combined positive score, CPS) calcolato dividendo il numero di cellule tumorali e stromali (macrofagi e linfociti) positive per PD-L1 per il numero di cellule tumorali vitali, moltiplicato per 100.

Randomizzazione (2:1):  

  • pembrolizumab (200 mg) ogni 3 settimane in combinazione con la chemioterapia a scelta dell’investigator tra le seguenti (nab-paclitaxel, paclitaxel, combinazione di gemcitabina e carboplatino) 
  • placebo + chemioterapia

Endpoint primari: progression-free survival e overall survival in pazienti con tumori positivi per PD-L1 con un CPS ≥ 10, in survival in pazienti con tumori positivi per PD-L1 con un CPS ≥ 1, e nella popolazione intention-to-treat population. 

È stato inoltre analizzato il profilo di sicurezza

In totale, 847 pazienti sono stati sottoposti a randomizzazione.  Di questi, 566 sono stati assegnati al gruppo con pembrolizumab e 281 al gruppo placebo. I risultati sono riportati ad un follow-up mediano di 44.1 mesi. 

  • Nel sottogruppo con CPS ≥10, l’overall survival mediana è stata 23 mesi nel braccio pembrolizumab e 16.1 mesi nel braccio placebo (hazard ratio per morte, 0.73; 95% IC, 0.55-0.95; P a due code=0.0185 [soddisfatta la significatività statistica]); 
  • Nel sottogruppo CPS ≥1, l’overall survival mediana è stata 17.6 e 16.0 mesi rispettivamente nei due gruppi (hazard ratio, 0.86; 95% IC, 0.72-1.04; P a due code=0.1125 [non significativo]); 
  • Nella popolazione intention-to-treat, l’overall survival mediana è stata 17.2 e 15.5 mesi rispettivamente nei due gruppi (hazard ratio, 0.89; 95% IC, 0.76-1.05 [significatività non testata]). Eventi avversi di grado 3, 4, o 5 sono occorsi nel 68.1% dei pazienti nel gruppo pembrolizumab e nel 66.9% dei pazienti nel gruppo placebo, fra cui uno 0.4% di eventi morte nel braccio pembrolizumab verso nessun evento nel braccio placebo. 

In pazienti con carcinoma mammario triple-negative in stadio avanzato e con espressione di PD-L1 (CPS ≥ 10), l’aggiunta di pembrolizumab alla chemioterapia ha prodotto un vantaggio significativo in termini di sopravvivenza globale. 

Un CPS ≥10 è il criterio più appropriato per definire il beneficio da pembrolizumab in tale popolazione di pazienti. A conferma di quanto già evidenziato, la percentuale di pazienti con progression-free survival a 12 mesi è stata circa del 16% più alta con l’aggiunta del pembrolizumab.

I risultati dello studio KEYNOTE­355 sono per lo più consistenti con quelli  dello studio IMpassion130, nel quale l’aggiunta di atezolizumab al nab-paclitaxel ha determinato un miglioramento  della progression-free survival rispetto al braccio placebo + nab-paclitaxel (hazard ratio per progressione o morte, 0.80; 95% IC, 0.69-0.92; P = 0.002 [nella popolazione intention-to-treat]; hazard ratio, 0.62; 95% IC, 0.49-0.78; P<0.001 [nel sottogruppo con tumori PD-L1–positivi, sebbene sia stato utilizzato un altro test con altri parametri di valutazione]) e una più lunga overall survival (hazard ratio, 0.67; 95% IC, 0.53-0.86 [significatività statistica non testata formalmente.