Patologia mammaria
Martedì, 06 Settembre 2022

Prognosi eccellente se tumori "piccoli": evidenze che arrivano dall'ALTTO

A cura di Fabio Puglisi

Oggi, in accordo con l’evidenza scientifica disponibile (studio APT), le pazienti con carcinoma mammario HER2-positivo di piccole dimensioni e con stato linfonodale negativo sono per lo più trattate con paclitaxel settimanale per 3 mesi e 1 anno di trastuzumab adiuvante. Una sottoanalisi dello studio ALTTO ha esplorato l’outcome a lungo termine in una popolazione simile a quella dello studio APT ma trattata con antracicline.  
 
Nader-Marta G, et al. Outcomes of patients with small and node-negative HER2-positive early breast cancer treated with adjuvant chemotherapy and anti-HER2 therapy-a sub-analysis of the ALTTO study. Br J Cancer 2022, Epub ahead of print. 

Lo studio ALTTO ha randomizzato 8381 pazienti con carcinoma mammario HER2-positivo in stadio iniziale, trattate con chemioterapia adiuvante (a base di antracicline/taxani o taxani/carboplatino), a trastuzumab (T), lapatinib (L), la loro sequenza (T → L) o la loro combinazione (L + T). 

Una sotto-analisi, oggetto di questo studio commentato su ONcotwITting ha valutato l’outcome a lungo termine (7 anni di follow-up mediano) in pazienti con tumori ≤3 cm e linfonodi negativi.

È stato analizzato un totale di 2821 pazienti (33.7% della popolazione dello studio ALTTO), di età mediana pari a 52 anni, prevalentemente in postmenopausa (59.2%), con tumori ≤2 cm di diametro (64,3%), positivi per i recettori ormonali (61.3%) e con grado istologico pari a 3 (56%).

Una combinazione di antracicline e taxani è stato il più comune backbone chemioterapico (93.1%), con sole 196 (6.9%) pazienti trattate con regimi senza antracicline (6 cicli di docetaxel e carboplatino). 

La disease free survival (DFS) a 7 anni è stata dell'88.1% (IC 95%: 86.7-89.3%), senza differenze significative tra i bracci T, T + L e T⟶L ma significativamente inferiore per il braccio L (log-rank stratificato P = 0.031).

Il tasso di sopravvivenza globale a 7 anni è stato del 95.9% (IC 95%: [95.0-96.6%) così ripartita per braccio di trattamento, senza differenze statisticamente significative:

  • 95.9% (95% CI: 93.9–97.3%) nel braccio T
  • 96.8% (95% CI: 95.0–98.0%) nel braccio T + L,
  • 96.8 (95% CI: 94.9–97.9%) nel braccio T⟶L,
  • 94.0% (95% CI: 91.6–95.7%) nel braccio L

La sotto-analisi dello studio ALTTO, in pazienti trattate principalmente con regimi a base di antracicline, mostra che in presenza di tumori piccoli trattati con trastuzumab e chemioterapia concomitante, la prognosi a lungo termine è molto buona, similmente a quanto osservato nello studio APT.

In particolare, il tasso di DFS a 7 anni è superiore all'88% e il tasso di OS a 7 anni è superiore al 95%. 

Da notare che, rispetto alle pazienti dello studio APT, la popolazione inclusa nella sottoanalisi dello studio ALTTO presenta tumori più grandi: tutte le pazienti con linfonodi negativi hanno tumori di almeno 1 cm, mentre in APT circa il 50% delle pazienti aveva tumori <1 cm.

I risultati vanno letti come informativi ma certamente non practice-changing, considerando che, oggi, l’uso di regimi senza antracicline è preferito per limitare il rischio di tossicità cardiaca, la sindrome mielodisplastica e la leucemia mieloide acuta. Quando possiamo farlo, proprio nel caso di tumori piccoli, preferiamo ricorrere allo schema APT (paclitaxel/trastuzumab).