Patologia mammaria
Martedì, 16 Settembre 2014

L'antiangiogenesi che passa per il VGFR-2: non è tutto ROSE e fiori.

A cura di Fabio Puglisi

Ramucirumab, anticorpo anti-vascular endothelial growth factor receptor-2 (VGFR-2): rispetto alle premesse iniziali, non è tutto rose e fiori. Studi randomizzati nel carcinoma gastrico e nel carcinoma polmonare non a piccole cellule hanno dimostrato un vantaggio in overall survival (OS) con l'impiego del ramucirumab. Ma cosa succede nel carcinoma mammario avanzato? Risponde lo studio ROSE/TRIO-12.

Mackey JR, et al. Primary Results of ROSE/TRIO-12, a Randomized Placebo-Controlled Phase III Trial Evaluating the Addition of Ramucirumab to First-Line Docetaxel Chemotherapy in Metastatic Breast Cancer. J Clin Oncol 2014; [Epub ahead of print] 

 

Nel carcinoma mammario, il VEGFR-2 è considerato il principale mediatore dell'angiogenesi. Il ramucirumab è un anticorpo monoclonale completamente umanizzato che lega il dominio extracellulare di VEGR-2 impedendo l'interazione ligando/recettore (VEGF/VEGFR-2). Lo studio ROSE/TRIO-12 ha valutato il ruolo dell'aggiunta del ramucirumab al trattamento con docetaxel in pazienti con carcinoma mammario avanzato HER2 negativo,

Disegno: studio randomizzato di fase III, in doppio cieco, placebo-controlled, condotto su 1144 pazienti con carcinoma mammario HER2 negativo in stadio avanzato.
Setting: prima linea chemioterapica.
Randomizzazione: 2:1
Terapia:

  • Braccio sperimentale: docetaxel 75 mg/m2 + ramucirumab 10 mg/kg q21
  • Braccio di controllo: docetaxel 75 mg/m2 + placebo q21

Stratificazione: precedente terapia con taxani, presenza di malattia viscerale, stato dei recettori ormonali, regione geografica.
Endpoint primario: progression free survival (PFS) valutata dallo sperimentatore.

Lo studio ha fallito nel dimostrare un vantaggio del trattamento sperimentale rispetto al trattamento di controllo. In particolare, la PFS mediana nelle pazienti trattate con ramucirumab/docetaxel è risultata di 9.5 mesi verso gli 8.2 mesi del braccio con docetaxel/placebo (hazard ratio [HR], 0.88; P=0.077). Parimenti, in termini di OS, non è emersa alcuna differenza significativa tra i due bracci di trattamento (27.3 mesi verso 27.2 mesi; HR: 1.01; P= 0.915). Fra gli effetti collaterali maggiormente sperimentati dalle pazienti trattate con ramucirumab spiccano la fatigue, l'ipertensione, la neutropenia febbrile, l'eritrodisestesia palmo-plantare e la stomatite.

L'aggiunta del ramucirumab al docetaxel non migliora la progression free survival in pazienti con carcinoma mammario avanzato HER2 negativo.

I diversi punti di forza dello studio ROSE/TRIO-12 (numerosità del campione, disegno placebo-controlled, scelta dell'endpoint primario) non lasciano spazio ad interpretazioni differenti riguardo ai risultati.

Restano da identificare i meccanismi alla base del fallimento del ramucirumab nel trattamento del carcinoma mammario. Fra le diverse ipotesi, il coinvolgimento di vie alternative a quelle del VEGF che passano per l'attivazione di fattori pro-angiogenici come il VEGFR-1, il platelet-derived growth factor-B, il fibroblast growth factor-2 e le angiopoietine.