Patologia mammaria
Martedì, 01 Novembre 2022

Terapia estrogenica vaginale e inibitori dell’aromatasi non sembrano andare d’accordo

A cura di Fabio Puglisi

Le donne con carcinoma mammario che ricevono un trattamento di endocrinoterapia spesso sperimentano gli effetti della deprivazione estrogenica, fra cui la sindrome genito-urinaria caratterizzata da secchezza vaginale, prurito, bruciore, vescica iperattiva e incontinenza urinaria.  Tali sintomi potrebbero essere alleviati dalla terapia estrogenica vaginale o dalla terapia ormonale sostitutiva ma vi è il timore che la stessa possa determinare un aumento del rischio di recidiva.  
Come stanno le esattamente le cose? Uno studio danese si pone l’obiettivo di fornire qualche risposta. 

Cold S, et al. Systemic or Vaginal Hormone Therapy After Early Breast Cancer: A Danish Observational Cohort Study. J Natl Cancer Inst 2022;114(10):1347-1354.

Uno studio condotto in Danimarca ha incluso dati longitudinali da una coorte di donne in postmenopausa, con diagnosi di carcinoma mammario HR-positivo in stadio precoce tra il 1997 e il 2004. Nella casistica erano presenti sia pazienti trattate con 5 anni di terapia endocrina adiuvante sia pazienti non trattate con endocrinoterapia.

L’eventuale prescrizione di terapia ormonale sostitutiva o di terapia vaginale estrogenica è stata verificata attraverso i dati di un registro nazionale. 

L’associazione tra terapia ormonale e rischio di recidiva o morte è stata testata con modelli di analisi multivariata, aggiustando per potenziali fattori confondenti. 

Su un totale di 8461 che non avevano ricevuto una terapia ormonale (vaginale o sistemica) prima della diagnosi di carcinoma mammario, 1957 e 133 hanno usato rispettivamente una terapia vaginale estrogenica e una terapia ormonale sistemica dopo la diagnosi. Il follow-up mediano è stato 9.8 anni per i dati sulla recidiva e di 15.2 anni per i dati di mortalità. 

Il rischio di recidiva, aggiustato per i potenziali fattori confondenti, è risultato pari a 1.08 (95% IC, 0.89-1.32) fra le pazienti che hanno ricevuto una terapia estrogenica vaginale, e pari a 1.39 (95% IC 1.04-1.85) fra le pazienti trattate con terapia estrogenica vaginale e inibitori dell’aromatasi. Il rischio di recidiva, aggiustato per i potenziali fattori confondenti, è risultato par a 1.05 (95% IC, 0.62-1.78) fra le pazienti trattate con terapia sistemica ormonale. 

Il rischio di morte, aggiustato per i potenziali fattori confondenti, è risultato pari a 0.78 (95% IC, 0.71-0.87) e pari a 0.94 (95% IC, 0.70-1.26) rispettivamente per la terapia estrogenica vaginale e per la terapia ormonale sistemica. 

In pazienti postmenopausali con diagnosi di carcinoma mammario HR+, la terapia estrogenica vaginale e la terapia ormonale sistemica non sono risultate associate con un rischio aumentato di recidiva o di morte. 

Un’analisi di sottogruppo ha mostrato un rischio aumentato di recidiva fra le pazienti che hanno ricevuto una terapia estrogenica vaginale in concomitanza con inibitori dell’aromatasi quale terapia adiuvante. 

Lo studio presenta vari limiti, non potendo aggiustare per tutti i potenziali fattori confondenti. Il limite principale è indubbiamente l’assenza di randomizzazione.

È opportuno ricordare come i disturbi da deprivazione estrogenica debbano essere gestiti in prima battuta con presidi non ormonali.