Patologia mammaria
Martedì, 18 Novembre 2014

Silenzio, parla il trastuzumab.

A cura di Fabio Puglisi

Il 2005 è l'anno della svolta. Si afferma l'efficacia del trastuzumab in combinazione con la chemioterapia per il trattamento adiuvante del carcinoma mammario HER2 positivo. Da allora, nessuna smentita. Soltanto conferme rassicuranti. 

Perez EA, et al. Trastuzumab Plus Adjuvant Chemotherapy for Human Epidermal Growth Factor Receptor 2-Positive Breast Cancer: Planned Joint Analysis of Overall Survival From NSABP B-31 and NCCTG N9831. J Clin Oncol 2014;32:3744-52.

Le analisi ad interim di quattro studi landmark sul trattamento adiuvante del carcinoma mammario HER2 positivo sono state riportate per la prima volta nel 2005. Fra queste, la joint analysis degli studi NCCTG N9831 e NSABP B-31 è stata successivamente aggiornata nel 2011. La pubblicazione su J Clin Oncol 2014, a firma Edith Perez, riporta l'analisi definitiva relativa all'overall survival (OS) e ulteriori aggiornamenti riguardo alla disease-free survival (DFS).

Circa 4000 pazienti con carcinoma mammario HER2 positivo in stadio precoce hanno partecipato agli studi, ricevendo doxorubicina e ciclofosfamide seguite da paclitaxel con o senza trastuzumab. Il numero di eventi richiesto per l'analisi statistica definitiva su OS (710 eventi) è stato raggiunto nel settembre 2012. Follow-up mediano dello studio: 8.4 anni. 

L'aggiunta del trastuzumab alla chemioterapia ha portato ad una riduzione relativa del rischio di morte pari al 37% (hazard ratio [HR], 0.63; 95% IC 0.54-0.73; P < .001) e ad un incremento assoluto dell'8.8% nella sopravvivenza a 10 anni (dal 75.2% all'84%).

In termini di DFS, il beneficio da trastuzumab si è tradotto in un riduzione relativa del rischio di recidiva pari al 40% (HR, 0.60; 95% IC 0.53-0.68; P < .001) e in un incremento assoluto della DFS a 10 anni del 10.8% (dal 62.2% al 73.7%). 

Tutti i sottogruppi si sono giovati della terapia con trastuzumab. Il beneficio è stato osservato indipendentemente dalle dimensioni tumorali, dallo stato recettoriale, dal coinvolgimento linfonodale e dall'età.

Va notato che il vantaggio in sopravvivenza è stato ottenuto malgrado il 5% delle pazienti inizialmente assegnate al braccio sperimentale non avessero ricevuto il trastuzumab per motivi di tossicità cardiaca. Inoltre, circa il 20% delle pazienti assegnate al braccio di controllo, dopo la prima interim analysis, hanno ricevuto il trastuzumab.

 

L'aggiunta del trastuzumab al paclitaxel, dopo adriamicina e ciclofosfamide, risulta in una riduzione del rischio di recidiva e di morte in pazienti con carcinoma mammario HER2-positivo in stadio precoce.

Interessante notare il vantaggio osservato in DFS e OS (riduzione relativa del rischio) nelle diverse analisi riportate:

  • 52% in DFS (follow-up: 2.5 anni)
  • 48% e 39%, rispettivamente in DFS e OS (follow-up: 3.9 anni)
  • 40% e 37%, rispettivamente in DFS e OS (follow-up: 8.4 anni)

Beneficio significativo, clinicamente rilevante e duraturo nel tempo. Silenzio, parla il trastuzumab. Quasi dieci anni di terapia adiuvante dall'introduzione in clinica nel 2005. Nessuna smentita. Soltanto rassicuranti conferme.