Patologia polmonare
Sabato, 16 Agosto 2014

150 anni dopo Trousseau… trombosi e cancro ancora oggetto di studio.

A cura di Massimo Di Maio

Nel 1865, Trousseau pubblicava sulla Clinique Medicale de l'Hôtel-Dieu de Paris la descrizione della phlegmasia alba dolens e la sua associazione alla diagnosi di tumore. Circa 150 anni dopo, la relazione tra cancro e trombosi è ancora oggetto di studio.

Mellema WW. Retrospective evaluation of thromboembolic events in patients with Non-Small Cell Lung Cancer treated with platinum-based chemotherapy. Lung Cancer 2014 (available online 2 August 2014)

Numerose analisi hanno documentato una maggiore incidenza di episodi trombo-embolici nei pazienti affetti da neoplasia. In alcuni studi, è stata anche evidenziata una prognosi peggiore per i pazienti che, al momento della diagnosi, presentano un episodio di trombo-embolia, suggerendo che questi ultimi episodi potrebbero essere espressione di una malattia più aggressiva.

Gli autori olandesi hanno analizzato retrospettivamente l'incidenza di eventi trombo-embolici nei pazienti con tumore del polmone avanzato, sottoposti a chemioterapia con platino (cisplatino o carboplatino), con l'intento di descrivere l' eventuale impatto nella sopravvivenza libera da progressione e nella sopravvivenza globale degli eventi trombo-embolici. Gli eventi trombo-embolici considerati nell'analisi sono stati quelli verificatisi durante il periodo di somministrazione della chemioterapia.

La pubblicazione di Lung Cancer ha preso in esame i dati di 784 pazienti trattati presso il VU University Medical Center di Amsterdam, tra il 2000 ed il 2012. Nel complesso, 63 pazienti (pari all'8%) hanno presentato un totale di 69 eventi tromboembolici durante la chemioterapia (nel dettaglio, 45 eventi venosi e 24 eventi arteriosi).

L'analisi non ha evidenziato una differenza significativa nell'incidenza di eventi trombo embolici tra i pazienti trattati con cisplatino (8%) e quelli trattati con carboplatino (5%). La maggior parte degli eventi si è verificata durante i primi 2 cicli di trattamento, con una maggiore frequenza nei soggetti che già presentavano all'anamnesi episodi tromboembolici pregressi.

L'analisi non ha evidenziato differenze di sopravvivenza libera da progressione tra i pazienti che hanno avuto episodi vascolari e quelli che non li hanno presentati (PFS mediana 6.2 e 7.2, rispettivamente), mentre si è registrata una differenza significativa in sopravvivenza globale, peggiore per i pazienti con eventi vascolari (OS mediana 9.5 vs 12.9).

I dati pubblicati dal gruppo olandese ribadiscono la rilevanza clinica dell'incidenza di fenomeni trombo-embolici, sia arteriosi che venosi, nei pazienti con tumore del polmone in trattamento chemioterapico. Un numero elevato di eventi si rivelava letale entro 1 settimana dal suo manifestarsi, e questo contribuisce al netto impatto prognostico, con una sopravvivenza globale statisticamente peggiore nonostante la terapia messa in atto. Al contrario, l'assenza di differenza in PFS sembra suggerire che gli eventi vascolari non siano di per sé espressione di una malattia tumorale maggiormente aggressiva.

Gli autori ricordano che uno studio randomizzato ha dimostrato una riduzione degli eventi vascolari impiegando la nadroparina in tromboprofilassi nei pazienti con tumori solidi, ma un altro studio randomizzato, che valutava l'efficacia della dalteparina nella tromboprofilassi dei pazienti con tumore del polmone avanzato, pur dimostrando una riduzione degli episodi vascolari, non ha documentato differenze in sopravvivenza. Sarebbe utile una maggiore comprensione dei fattori predittivi, per poter effettuare una profilassi mirata nei soggetti a rischio.