Patologia polmonare
Sabato, 09 Agosto 2014

Anche dietro le sbarre... meglio non fumare!

A cura di Massimo Di Maio

Fumare non è sicuramente una buona idea per chi è detenuto: un'analisi retrospettiva pubblicata sul British Medical Journal, condotta nelle carceri americane, sottolinea il numero elevato di morti dovute al fumo, e suggerisce l'utilità dei divieti. Nelle carceri dove il fumo è vietato, si muore di meno!

Binswanger Ingrid A, Carson E Ann, Krueger Patrick M, Mueller Shane R, Steiner John F, Sabol William J et al. Prison tobacco control policies and deaths from smoking in United States prisons: population based retrospective analysis BMJ 2014; 349:g4542

Studi epidemiologici statunitensi hanno evidenziato che, nella popolazione detenuta, la percentuale di fumatori è particolarmente elevata, sicuramente più che nella popolazione generale. A partire dagli anni Novanta, nelle carceri statunitensi sono stati adottati vari provvedimenti di divieto di fumo, alcuni limitati agli ambienti interni, altri più restrittivi a tutti gli ambienti del carcere.

Gli autori della pubblicazione sul British Medical Journal hanno analizzato retrospettivamente i dati relativi a tutte le prigioni statali statunitensi, nel periodo di tempo compreso tra il 2001 ed il 2011, descrivendo le morti attribuibili al fumo e l'impatto dei differenti provvedimenti anti-fumo sulla mortalità negli anni.

 

Le più comuni cause di morte fumo-correlate nei soggetti detenuti sono risultate il tumore del polmone, la cardiopatia ischemica, altre patologie cardiache, ictus, e bronco-penumopatia cronica ostruttiva.

Secondo i ricercatori statunitensi, la mortalità attribuibile al fumo nella popolazione dei detenuti è più elevata rispetto alla popolazione generale (360/100000 rispetto a 248/100000). Alla stessa maniera, il numero di anni di vita persi a causa del fumo è maggiore nei detenuti (5149 per 100000, rispetto a 3501 per 100000).

Nel 2001, solo la metà degli stati degli USA prevedeva dei divieti per il fumo, mentre nel 2011 erano diventati la quasi totalità. Nelle prigioni, la mortalità da cause correlate al fumo è risultata maggiore negli anni senza divieto rispetto agli anni con divieto (128.9/100 000 rispetto a 110.4/100 000). Le prigioni che hanno applicato i divieti anti-fumo hanno ottenuto una riduzione del 9% nella mortalità legata al fumo, con un risultato particolarmente evidente quando il divieto si è protratto per un periodo di tempo sufficientemente lungo. 

I risultati della pubblicazione di BMJ enfatizzano che il fumo ha un ruolo negativo, non trascurabile, come causa di mortalità, anche nei detenuti.

Il lato positivo è rappresentato dall'evidenza che interventi di restrizione possono, in un numero di anni relativamente breve, avere effetti benefici in termini di riduzione della mortalità legata al fumo. 

Sicuramente non è facile adottare provvedimenti eccessivamente restrittivi in chi già, essendo in carcere, soffre una limitazione della libertà, ma i dati statunitensi fanno riflettere sull'importanza di adottare comportamenti e stili di vita più sani.