Patologia polmonare
Lunedì, 05 Maggio 2025

Buona attività di zongertinib nei casi di tumore del polmone con mutazione di HER2

A cura di Massimo Di Maio

Il New England Journal of Medicine ha pubblicato i risultati di uno studio di fase 1, in cui il nuovo inibitore di tirosino-chinasi anti-HER2 zongertinib ha dimostrato una buona attività antitumorale, in particolare nei casi con mutazione del dominio tirosino-chinasico. Lo studio di fase è in corso.

Heymach JV, Ruiter G, Ahn MJ, Girard N, Smit EF, Planchard D, Wu YL, Cho BC, Yamamoto N, Sabari JK, Zhao Y, Tu HY, Yoh K, Nadal E, Sadrolhefazi B, Rohrbacher M, von Wangenheim U, Eigenbrod-Giese S, Zugazagoitia J; Beamion LUNG-1 Investigators. Zongertinib in Previously Treated HER2-Mutant Non-Small-Cell Lung Cancer. N Engl J Med. 2025 Apr 28. doi: 10.1056/NEJMoa2503704. Epub ahead of print. PMID: 40293180.

Secondo i risultati di recenti studi real-world che hanno descritto la presenza di alterazioni molecolari nei pazienti affetti da carcinoma polmonare non a piccole cellule (non-small cell lung cancer, NSCLC), mutazioni nel recettore del fattore di crescita epidermico umano 2 (HER2; ERBB2) sono presenti in circa il 2-4% dei casi di NSCLC.

Le mutazioni di HER2 sono più frequentemente localizzate nel sito attivo del dominio tirosin-chinasi (circa il 53% si verifica negli esoni 18-21), in particolare nell'esone 20, e sono per lo più inserzioni. Le altre mutazioni descritte di HER2 sono altamente eterogenee e si verificano prevalentemente nel dominio extracellulare (circa il 25%) e nel dominio transmembrana (circa il 10%) del recettore.

Attualmente, l'unico trattamento anti-HER2 approvato dalla Food and Drug Administration (FDA) per il NSCLC caratterizzato da mutazione di HER2 è l’anticorpo farmaco-coniugato (antibody-drug conjugate, ADC) trastuzumab deruxtecan, che ha ottenuto l'approvazione accelerata per i pazienti che abbiano già ricevuto una precedente terapia sistemica (i risultati erano stati commentati su Oncotwitting qualche tempo fa: https://www.oncotwitting.it/patologia-polmonare/trastuzumab-deruxtecan-nel-tumore-del-polmone-con-mutazione-her2-e-la-coniugazione-la-chiave-del-successo).

Sebbene gli inibitori della tirosin-chinasi (TKI) pan-HER abbiano avuto successo in altri contesti terapeutici, hanno mostrato solo un beneficio marginale nel NSCLC con mutazione di HER2. Alcuni TKI pan-HER, tra cui poziotinib e pirotinib, hanno mostrato attività nei pazienti con NSCLC con mutazione di HER2. Tuttavia, questi agenti sono associati a un'elevata incidenza di effetti tossici, tra cui diarrea e rash cutaneo.

Zongertinib (BI 1810631) è un TKI orale irreversibile che inibisce selettivamente HER2 risparmiando EGFR, limitando così gli effetti tossici associati alla somministrazione.

Beamion LUNG-1 è uno studio di fase 1a-1b, che ha valutato per la prima volta nell’uomo zongertinib in pazienti con tumori solidi avanzati o metastatici con alterazione di HER2 (fase 1a) e in particolare in pazienti affetti da NSCLC avanzato o metastatico con mutazione di HER2 (fase 1b).

Nello studio di fase 1a, caratterizzato da un aumento progressivo della dose del farmaco, la somministrazione di zongertinib è risultata associata a una bassa incidenza di effetti tossici di grado 3 o superiore e ha mostrato un'attività preliminare incoraggiante alle dosi raccomandate di 120 mg e 240 mg una volta al giorno.

Nel lavoro pubblicato ad aprile 2025 sulle pagine del New England Journal of Medicine, gli autori riportano i dati di tre coorti dello studio di fase 1b, che ha valutato l'efficacia e la sicurezza di zongertinib in pazienti con NSCLC avanzato o metastatico con mutazione di HER2, precedentemente trattati.

Nelle tre coorti sono stati analizzati tre distinti scenari clinici:

  • Nella coorte 1, zongertinib è stato valutato in pazienti con tumori che presentavano mutazioni nel dominio della tirosin-chinasi, la categoria di mutazioni di HER2 più comune.
  • Nella coorte 5, l'attività di zongertinib è stata valutata in pazienti che avevano precedentemente ricevuto un trattamento con ADC anti-HER2, prevalentemente trastuzumab deruxtecan.
  • La coorte 3 includeva pazienti con tumori che presentavano mutazioni di HER2 non a carico del dominio della tirosin-chinasi, spesso scarsamente rappresentate negli studi clinici.

Nella coorte 1, i pazienti sono stati inizialmente randomizzati a ricevere zongertinib alla dose più bassa di 120 mg o alla dose più alta di 240 mg una volta al giorno. I pazienti delle coorti 5 e 3 hanno inizialmente ricevuto la dose più alta, pari a 240 mg al giorno. Dopo un'analisi ad interim dei dati della coorte 1, i pazienti successivamente reclutati in tutte le coorti hanno ricevuto zongertinib alla dose più bassa, pari a 120 mg.

L'endpoint primario dello studio era la risposta obiettiva, valutata mediante revisione centralizzata indipendente in cieco (nelle coorti 1 e 5) o mediante valutazione dello sperimentatore (nella coorte 3).

Gli endpoint secondari dello studio includevano, tra gli altri, la durata della risposta e la sopravvivenza libera da progressione.

Nella coorte 1, 75 pazienti hanno ricevuto zongertinib alla dose di 120 mg.
Alla data di cutoff per l’analisi (29 novembre 2024), il 71% dei pazienti trattati ha avuto una risposta obiettiva confermata (intervallo di confidenza al 95%, 60% - 80%; p<0,001 rispetto all’ipotesi di attività inferiore o pari al 30%).

La durata mediana della risposta è risultata pari a 14.1 mesi (Intervallo di confidenza al 95% 6.9 - non valutabile) e la sopravvivenza libera da progressione mediana è risultata pari a 12.4 mesi (intervallo di confidenza al 95%, 8.2 - non valutabile).

Eventi avversi di grado 3 o superiore correlati al farmaco sono stati riportati in 13 pazienti, pari al 17%.

Nella coorte 5 (31 pazienti), il 48% dei pazienti (intervallo di confidenza al 95%, 32% - 65%) ha avuto una risposta obiettiva confermata; eventi avversi di grado 3 o superiore correlati al farmaco si sono verificati in 1 paziente (3%).

Nella coorte 3 (20 pazienti), il 30% dei pazienti (intervallo di confidenza al 95%, 15% - 52%) ha ottenuto una risposta obiettiva confermata; eventi avversi di grado 3 o superiore correlati al farmaco si sono verificati in 5 pazienti (25%).

Sulla base dei risultati sopra sintetizzati, gli autori concludono che il farmaco zongertinib è associato a beneficio clinico in una buona percentuale dei casi con mutazione di HER2 pretrattati, con una proporzione di risposte obiettive ampiamente superiore all’ipotesi di attività minima considerata promettente, una buona durata delle risposte e un profilo di tollerabilità giudicato favorevole dagli sperimentatori. In effetti, la somministrazione del farmaco sperimentale è risultata associata a una bassa incidenza di eventi avversi severi, anche di quelli, come la diarrea e il rash cutaneo, tipicamente associati all’inibizione di EGFR e comuni nel caso degli inibitori non selettivi dell’HER2.

Descrivendo la proporzione di risposte obiettive nel sottogruppo di casi con metastasi encefaliche rispetto a quelli senza metastasi encefaliche, gli autori sottolineano che il farmaco ha dimostrato attività simile nei due gruppi, e questo è sicuramente promettente in termini di opzioni di trattamento per un gruppo di pazienti sfavorito dal punto di vista prognostico e della complessità della gestione clinica.

E’ evidente che l’attività, particolarmente elevata nei casi con mutazioni comuni del dominio tirosino-chinasico, è nettamente inferiore nei casi caratterizzati da altre mutazioni.

Pur con tutti i limiti dei confronti indiretti, gli autori tentano, nella discussione del lavoro, un confronto con i dati di attività del trastuzumab deruxtecan, che al momento rappresenta l’unica terapia approvata per i casi caratterizzati dalla presenza di mutazione di HER2. Lo studio, grazie all’esistenza di una specifica coorte, ha anche documentato una discreta attività del farmaco sperimentale in pazienti che avevano già ricevuto il trattamento con il deruxtecan.

Non è infrequente, negli ultimi anni, che uno studio di fase 1 finisca sul New England Journal of Medicine, pur trattandosi, a rigore, solo di un’evidenza di attività, sebbene siamo tutti consapevoli delle difficoltà di produrre evidenze randomizzate in una popolazione di pazienti caratterizzati da un’alterazione molecolare rara. Peraltro, è attualmente in corso lo studio di fase III che confronta zongertinib con il trattamento standard (chemio-immunoterapia) di prima linea: i dettagli dello studio sono disponibili al link https://clinicaltrials.gov/study/NCT06151574