Patologia polmonare
Giovedì, 12 Giugno 2014

Cellule tumorali circolanti nel microcitoma polmonare: tra analisi prognostiche e potenziali applicazioni future

A cura di Massimo Di Maio

Un'analisi italiana descrive un interessante ruolo prognostico per la riduzione delle cellule circolanti nei pazienti in trattamento per microcitoma esteso. Nel frattempo, un lavoro inglese su Nature Medicine apre scenari interessanti sul possibile ruolo delle CTC come "biopsia liquida".

Normanno N, et al. Prognostic value of circulating tumor cells' reduction in patients with extensive small-cell lung cancer. Lung Cancer. 2014 May 14. [Epub ahead of print]

Hodgkinson CL, et al. Tumorigenicity and genetic profiling of circulating tumor cells in small-cell lung cancer. Nat Med. 2014 Jun 1. [Epub ahead of print]

Le cellule tumorali circolanti (CTC) sono presenti in un'elevata percentuale dei pazienti affetti da microcitoma polmonare. Precedenti lavori ne avevano suggerito un'associazione con l'aggressività della malattia, descrivendo un possibile ruolo prognostico della conta delle CTC. Inoltre, essendo ottenibili con un prelievo di sangue venoso, le CTC potrebbero avere un interessante ruolo in sostituzione della biopsia tumorale, spesso difficile da ottenere per le condizioni del paziente o per la sede anatomica delle lesioni.

Il lavoro italiano è stato condotto su 60 pazienti in trattamento chemioterapico per microcitoma esteso. La conta delle CTC è stata effettuata mediante sistema CellSearch sia al basale sia dopo il primo ciclo di chemioterapia, con l'intento di descrivere il ruolo prognostico della conta basale, della conta dopo 1 ciclo e del cambiamento indotto dal trattamento.

Nella pubblicazione su Nature Medicine, invece, i ricercatori inglesi hanno prelevato CTC da 6 pazienti in trattamento per SCLC esteso, e le hanno trasferite in topi immuno-compromessi, al fine di studiare la tumorigenicità delle cellule, la corrispondenza tra le caratteristiche molecolari delle CTC e dei tumori di origine, e la possibilità di sfruttare tali modelli murini per predire la sensibilità dei pazienti alla chemioterapia.

Normanno e colleghi descrivono, alla conta basale che precedeva il trattamento, presenza di CTC nel 90% dei pazienti studiati, con valori assoluti molto eterogenei, da 0 a circa 24281. Maggiore il numero di organi coinvolti dalla malattia, più alta era la conta delle CTC.

Il parametro maggiormente associato alla prognosi dei pazienti era la riduzione delle CTC dopo il primo ciclo di trattamento: i pazienti in cui tale riduzione era maggiore dell'89% avevano una sopravvivenza nettamente migliore di quelli in cui la riduzione era minore (Hazard Ratio 0.24, intervallo di confidenza al 95% 0.09 -0.61).

Il lavoro inglese suggerisce la potenziale affidabilità del prelievo delle CTC come "biopsia liquida", in quanto le caratteristiche molecolari delle CTC rispecchiavano fedelmente quelle dei tumori dei corrispondenti pazienti.

La sensibilità dei tumori indotti nei topi alla combinazione di platino + etoposide risultava molto simile alla sensibilità dei rispettivi pazienti in clinica.

Il lavoro di Normanno e colleghi suggerisce che la conta delle CTC al basale e dopo 1 solo ciclo di chemioterapia abbia un forte valore prognostico nei pazienti con SCLC esteso, identificando un gruppo di pazienti che presenta un marcato calo nella conta delle cellule, associato ad una prognosi nettamente migliore rispetto agli altri.

Il lavoro inglese apre interessanti scenari sul possibile impiego delle CTC come "biopsia liquida". Ovviamente non è la prima volta che modelli murini sono impiegati per tentare di predire la sensibilità del tumore al trattamento farmacologico. Il lavoro pubblicato su Nature Medicine accompagna la descrizione della sensibilità ai trattamenti all'analisi del pattern molecolare delle CTC e dei tumori d'origine, sottolineandone la buona sovrapponibilità.

Al momento, naturalmente, il prelievo delle cellule circolanti non è parte della pratica clinica. Tuttavia, la loro presenza in un'elevata percentuale di pazienti, confermata dallo studio italiano, e la buona corrispondenza molecolare rispetto al tumore di origine mantengono vivo l'interesse per le possibili applicazioni della "biopsia liquida".