Patologia polmonare
Sabato, 19 Marzo 2022

Fumo e tumori: se non riesci a smettere, anche ridurre il numero di sigarette aiuta…

A cura di Massimo Di Maio

Uno studio coreano descrive la riduzione del rischio di tumori in chi smette di fumare o riduce il numero di sigarette… Risulta anche evidente come il rischio aumenti in chi, dopo aver interrotto, riprenda a fumare.

Yoo JE, Han K, Shin DW, Jung W, Kim D, Lee CM, Kwon H, Jung KW, Song YM. Effect of smoking reduction, cessation, and resumption on cancer risk: A nationwide cohort study. Cancer. 2022 Mar 17. doi: 10.1002/cncr.34172. Epub ahead of print. PMID: 35298026.

In epidemiologia, il rischio attribuibile esprime la proporzione di casi di malattia attribuibili all'esposizione al fattore di rischio (ad esempio il fumo oppure un inquinante ambientale). In altri termini, definisce la proporzione di casi eliminabili rimuovendo il fattore di rischio stesso.

Una percentuale rilevante dei tumori solidi diagnosticati in tutto il mondo è attribuibile al fumo di sigaretta. Tale percentuale non è costituita solo da una gran parte dei tumori del polmone (per i quali il rischio attribuibile al fumo è molto elevato), ma anche altri tumori delle alte vie respiratorie (es. laringe), delle vie urinarie (rene e vescica in primis), del pancreas, solo per citare i più comuni.

E’ ben noto che la prevenzione primaria rappresenti la misura più efficace per contrastare l’incidenza di tumori correlati al fumo. Prevenzione primaria vuol dire evitare l’abitudine al fumo in chi non fuma, e anche favorire la cessazione del fumo in chi fuma. Quanto è efficace questa misura? E quanto è utile, in chi non riesce a smettere del tutto, almeno ridurre il numero di sigarette?

Uno studio condotto in Corea del Sud ha provato a rispondere a questi importanti quesiti epidemiologici.

Obiettivo dello studio era la descrizione degli effetti sul rischio di sviluppare un tumore nei fumatori che smettono di fumare, oppure riducono il fumo, o eventualmente riprendono a fumare dopo aver smesso.

Lo studio è stato condotto in Corea del Sud, su 893.582 soggetti fumatori. I partecipanti avevano avuto un primo screening nel 2009, e un successivo screening nel 2011. Un numero elevato di partecipanti (682996) era stato poi sottoposto a un terzo screening, nel 2013.

Sulla base della eventuale modifica dell’abitudine al fumo, i partecipanti sono stati classificati in diversi gruppi:

  • Quitters: coloro che dichiaravano di aver smesso di fumare
  • Reducers I: coloro che dichiaravano una riduzione di almeno il 50% del fumo.
  • Reducers II: coloro che dichiaravano una riduzione del fumo, ma inferiore al 50%.
  • Sustainers: coloro che dichiaravano di NON aver modificato l’abitudine al fumo.
  • Increasers: coloro che dichiaravano di aver incrementato il fumo.

La categoria dei sustainers è stata scelta come categoria di riferimento, rispetto alla quale confrontare l’outcome delle altre. L’analisi è stata basata su dati di follow-up aggiornati al 2018.

Endpoint primario era l’incidenza di tumori di qualunque tipo, con l’eccezione dei tumori della tiroide, che gli autori hanno escluso in quanto a rischio di sovradiagnosi legata alla esecuzione di ecografie aumentata nel tempo.

Con un follow- up medio di 6.1 anni, sono state registrate complessivamente 50.869 diagnosi di tumore: 81.0% (41.252 casi) erano tumori considerati correlati al fumo, e il 23.3% (11.847 casi) erano tumori del polmone.

La categoria di chi dichiarava di aver ridotto il fumo di almeno il 50%, pur senza cessare l’abitudine, ha evidenziato un rischio ridotto per:

  • tutti i tipi di tumore (adjusted hazard ratio pari a 0.96, intervallo di confidenza al 95% 0.93 - 0.99);
  • tumori fumo-correlati (adjusted hazard ratio pari a 0.95, intervallo di confidenza al 95% 0.92-0.99);
  • tumore del polmone (adjusted hazard ratio pari a 0.83, intervallo di confidenza al 95%, 0.77-0.88).

La categoria dei quitters, vale a dire i soggetti che dichiaravano di aver cessato completamente il fumo, ha evidenziato:

  • il rischio più basso per tutti i tumori: adjusted hazard ratio 0.94, intervallo di confidenza al 95% 0.92-0.96;
  • il rischio più basso per i tumori correlati al fumo: adjusted hazard ratio 0.91, intervallo di confidenza al 95% 0.89-0.93;
  • il rischio più basso di tumore del polmone: adjusted hazard ratio 0.79, intervallo di confidenza al 95% 0.76-0.83.

Nel gruppo di soggetti che si era sottoposto a 3 osservazioni (2009, 2011, 2013), è stato possibile descrivere l’eventuale “miglioramento” nell’abitudine al fumo, in particolare selezionando I soggetti che passavano dalla categoria di reducers II (riduzione nel 2011, ma meno del 50%) a reducers I (riduzione nel 2013 superiore al 50%). Rispetto alla categoria di riferimento (sustainers), il rischio di tumore del polmone è risultato significativamente ridotto in questi soggetti (adjusted hazard ratio 0.74; intervallo di confidenza al 95% 0.58-0.94).

Selezionando i soggetti che passavano dalla categoria di reducers I (riduzione nel 2011 superiore al 50%) a quitters (cessazione completa nel 2013), rispetto alla categoria di riferimento (sustainers), questi soggetti evidenziavano una riduzione significativa in tutti i tumori (adjusted HR, 0.90; intervallo di confidenza al 95% 0.80-1.00), nei tumori correlati al fumo (adjusted HR, 0.81; intervallo di confidenza al 95% 0.71-0.92) e nei tumori del polmone (adjusted HR, 0.66; intervallo di confidenza al 95% 0.52-0.84).

I soggetti che riprendevano a fumare nel 2013, dopo aver interrotto nel 2011 (includendo anche quelli che avevano ripreso fumando un numero di sigarette inferiore a quanto fumato prima dell’interruzione), rispetto a chi aveva interrotto definitivamente presentava un rischio significativamente aumentato di tumori correlati al fumo (adjusted hazard ratio 1.19; intervallo di confidenza al 95% 1.06-1.33) e di tumori del polmone (adjusted hazard ratio, 1.48; intervallo di confidenza al 95% 1.21-1.80).

Sulla base dei risultati sopra sintetizzati, gli autori concludono che non solo la cessazione del fumo, ma anche la riduzione (sebbene in misura minore) risulta significativamente associata a una riduzione dei rischi oncologici, non solo per il tumore del polmone ma anche per altre neoplasie. Purtroppo i dati evidenziano anche che chi riprende a fumare dopo aver provato a smettere ha un rischio aumentato rispetto a chi riesce a interrompere l’abitudine al fumo con successo.

Naturalmente, la riduzione del rischio associata alla riduzione del numero di sigarette non è paragonabile, in termini di beneficio, alla completa cessazione, però i numeri analizzati dagli autori coreani suggeriscono che è comunque meglio di niente.

La riduzione del numero di sigarette potrebbe essere associata al cosiddetto fumo compensatorio, per cui, più o meno volontariamente, i fumatori compensano il numero ridotto di sigarette con una maggiore profondità di inalazione. Questo può ridurre, ovviamente, il beneficio associato a un minor numero di sigarette.

I programmi di cessazione del fumo sono fondamentali, e non è un caso che gli attuali programmi di implementazione dello screening con TAC (prevenzione secondaria) del tumore del polmone nei forti fumatori, come il programma RISP (Rete Italiana Screening Polmonare) prevedano anche un importante intervento di prevenzione primaria, cercando di favorire la cessazione del fumo.