Patologia polmonare
Sabato, 31 Ottobre 2015

Il platino con gli occhi a mandorla…

A cura di Massimo Di Maio

Dal Paese del Sol Levante arrivano i dati di uno studio randomizzato che propone il nedaplatino come standard invece del cisplatino per il tumore del polmone squamoso in stadio avanzato. La domanda, come in altri casi, è la riproducibilità del risultato in Occidente…

Takehito Shukuya, Takeharu Yamanaka, Takashi Seto, Haruko Daga, Koichi Goto, Hideo Saka, Shunichi Sugawara, Toshiaki Takahashi, Soichiro Yokota, Hiroyasu Kaneda, Tomoya Kawaguchi, Seisuke Nagase, Tetsuya Oguri, Yasuo Iwamoto, Takashi Nishimura, Yoshihiro Hattori, Kazuhiko Nakagawa, Yoichi Nakanishi, Nobuyuki Yamamoto, Nedaplatin plus docetaxel versus cisplatin plus docetaxel for advanced or relapsed squamous cell carcinoma of the lung (WJOG5208L): a randomised, open-label, phase 3 trial, The Lancet Oncology, Available online 28 October 2015, ISSN 1470-2045, http://dx.doi.org/10.1016/S1470-2045(15)00305-8.

Nei pazienti con tumore squamoso del polmone in stadio avanzato, per i quali i progressi in termini di farmaci a bersaglio molecolare sono stati finora nettamente minori rispetto all’adenocarcinoma, la chemioterapia a base di platino rimane lo standard terapeutico in prima linea.

Autori giapponesi hanno pubblicato su Lancet Oncology uno studio randomizzato che nei mesi scorsi era stato già presentato in occasione dei maggiori congressi scientifici.

Lo studio randomizzava pazienti con tumore squamoso del polmone in stadio avanzato, ECOG performance status 0 oppure 1, età compresa tra 20 e 74 anni:

  • I pazienti assegnati al trattamento standard ricevevano cisplatino alla dose di 80 mg/mq e docetaxel alla dose di 60 mg/mq, ogni 3 settimane per un massimo di 4-6 cicli a discrezione dello sperimentatore;
  • I pazienti assegnati al trattamento sperimentale ricevevano nedaplatino alla dose di 100 mg/mq in combinazione con docetaxel alla medesima dose del braccio standard, anche in questo caso ogni 3 settimane per un massimo di 4-6 cicli a discrezione dello sperimentatore.

Endpoint primario dello studio era la sopravvivenza globale, e lo studio era disegnato per documentare la superiorità della combinazione con nedaplatino rispetto allo standard con cisplatino.

Lo studio ha randomizzato, tra il 2009 ed il 2012, 355 pazienti, dei quali 349 sono stati presi in considerazione nell’analisi intention-to-treat modificata, ovvero i soli pazienti randomizzati che rispettassero i criteri di inclusione: 177 pazienti nel braccio sperimentale e 172 nel braccio standard.

La sopravvivenza globale è risultata significativamente migliore nel braccio sperimentale (sopravvivenza mediana pari a 13.6 mesi rispetto a 11.4 nel braccio trattato con cisplatino, hazard ratio 0.81, intervallo di confidenza al 95% 0.65 – 1.02; p=0.037 a una coda).

La tossicità delle due combinazioni era differente: nel dettaglio, i pazienti trattati con cisplatino presentavano una maggiore incidenza di nausea severa, di fatigue, di iponatriemia e di ipopotassiemia. Al contrario, il trattamento con nedaplatino ha provocato una maggiore incidenza di neutropenia e di trombocitopenia. Il numero di morti potenzialmente legate al trattamento è stato basso, e simile nei due bracci.

Nell’era dei farmaci a bersaglio molecolare, probabilmente siamo abituati a pensare che la chemioterapia abbia raggiunto un “plateau” di efficacia difficilmente migliorabile. Invece, nello studio giapponese, la sostituzione del “classico” cisplatino con il nuovo “cugino” nedaplatino ha determinato, in un confronto in cui entrambi erano combinati con il docetaxel alla dose tipicamente impiegata in Asia, un miglioramento significativo della sopravvivenza globale.

Non sono pochi i risultati ottenuti in Giappone, e più in generale in Asia, per i quali non sappiamo se il dato sia riproducibile nelle popolazioni occidentali: ne abbiamo vari esempi, anche nel tumore del polmone, come in altre patologie. Il risultato presentato all’ASCO e ora pubblicato su Lancet Oncology, tuttavia, richiede la dovuta attenzione, perché la combinazione sperimentale è risultata associata ad un miglioramento dell’outcome sicuramente non miracoloso ma neanche trascurabile, con oltre 2 mesi di prolungamento della sopravvivenza globale mediana.

Gli autori sottolineano che i risultati complessivamente considerati (in termini sia di efficacia che di tossicità) incoraggiano una validazione di tale risultato anche al di fuori del Giappone, e propongono la combinazione di nedaplatino e docetaxel come un’opzione terapeutica nel trattamento di prima linea del tumore del polmone avanzato ad istologia squamosa.

Nella discussione del lavoro, peraltro, gli autori stessi riconoscono i principali limiti dello studio, tra cui:

  • il fatto di essere stato condotto in una popolazione interamente giapponese, nella quale è stato tra l'altro impiegato un dosaggio di docetaxel più basso rispetto a quello comunemente impiegato in Occidente; 
  • l’adozione del test a una coda per la valutazione della significatività statistica del risultato;
  • la mancanza di differenze significative in sopravvivenza libera da progressione, che rende più "problematica" l'interpretazione del vantaggio in sopravvivenza globale; 
  • l’assenza di una valutazione della qualità di vita, che avrebbe aggiunto importanti informazioni al confronto tra le due combinazioni.