Patologia polmonare
Sabato, 18 Dicembre 2021

La radioterapia riduce il rischio di recidiva dopo che un tumore del polmone è stato operato?

A cura di Massimo Di Maio

Dopo anni di discussione sui limiti dell’evidenza “datata” relativa all’efficacia della radioterapia post-operatoria per il NSCLC operato, lo studio Lung ART, condotto con tecniche radioterapiche “moderne”, non ha documentato alcun beneficio significativo per la radioterapia.

Cecile Le Pechoux, Nicolas Pourel, Fabrice Barlesi, Delphine Lerouge, Delphine Antoni, Bruno Lamezec, et al. Postoperative radiotherapy versus no postoperative radiotherapy in patients with completely resected non-small-cell lung cancer and proven mediastinal N2 involvement (Lung ART): an open-label, randomised, phase 3 trial. Lancet Oncology. Published:December 14, 2021 DOI:https://doi.org/10.1016/S1470-2045(21)00606-9

Dopo un intervento chirurgico per una neoplasia polmonare non a piccole cellule (non-small cell lung cancer, NSCLC), il rischio di recidiva è purtroppo tutt’altro che trascurabile, specialmente per I pazienti in stadio II e stadio III. Da tempo, la chemioterapia a base di cisplatino ha dimostrato una efficacia significativa, pur a prezzo di una tossicità non trascurabile, nel ridurre il rischio di recidiva, ed è considerata il trattamento standard per i pazienti in buon performance status e buon recupero postoperatorio che non abbiano controindicazioni alla somministrazione. Lo scenario farmacologico nel setting adiuvante, peraltro, è in predicato di arricchirsi di altri trattamenti oltre alla chemioterapia, in quanto recentemente anche l’osimertinib ha prodotto un risultato significativo prolungando la sopravvivenza libera da malattia (disease-free survival, DFS) dei casi con mutazione di EGFR, e anche l’immunoterapico atezolizumab ha prodotto un risultato positivo nell’ambito di uno studio randomizzato di fase III.

Al contrario, molto più dubbia è l’evidenza a sostegno del trattamento radioterapico adiuvante. Una metanalisi “storica” non aveva documentato alcun beneficio per l’impiego della radioterapia postoperatoria, evidenziando anzi un effetto detrimentale nei casi che all’esame istologico non avevano documentato un coinvolgimento linfonodale mediastinico (pN0) oppure avevano un coinvolgimento limitato (pN1). Nei casi caratterizzati da coinvolgimento linfonodale pN2, il risultato della metanalisi era meno chiaro, suggerendo un possibile vantaggio in quest’ultimo gruppo a rischio più elevato di recidiva. Uno degli argomenti di discussione in tutti questi anni è stato il fatto che gli studi considerati nella suddetta metanalisi erano condotti con tecniche radioterapiche “datate” rispetto a quelle molto più moderne oggi disponibili. Ipotizzando che l’impiego delle tecniche moderne di radioterapia post-operatoria conformazionale tridimensionale meritasse una ulteriore chance di valutazione in questo setting, è stato disegnato lo studio Lung ART, appunto nei pazienti con stadio IIIA N2.

Lo studio Lung ART era disegnato come studio randomizzato di fase III, in aperto. L’obiettivo era quello di dimostrare la superiorità della radioterapia postoperatoria mediastinica rispetto al braccio di controllo senza radioterapia, in pazienti affetti da NSCLC sottoposti a resezione completa, esplorazione linfonodale e coinvolgimento linfonodale N2 provato citologicamente o istologicamente. I pazienti potevano aver ricevuto chemioterapia neoadiuvante o adiuvante prima della randomizzazione.

Per essere randomizzati i pazienti dovevano essere adulti (età maggiore di 18 anni) e con performance status compreso tra 0 e 2.

Lo studio ha visto la partecipazione di 64 centri in 5 nazioni (Francia, Regno Unito, Germania, Svizzera e Belgio). 

I pazienti erano randomizzati in rapporto 1:1.

  • I pazienti assegnati al braccio sperimentale ricevevano la PORT, per una dose di 54 Gy in 27-30 frazioni quotidiane, per 5 giorni a settimana. Lo studio prevedeva obbligatoriamente l’impiego di tecnica conformazionale tridimensionale, ed era permesso, nei centri con esperienza, l’impiego di IMRT (intensity-modulated radiotherapy).
  • I pazienti assegnati al braccio di controllo non la ricevevano. La randomizzazione era stratificata per centro, precedente somministrazione di chemioterapia, numero di linfonodi mediastinici, istologia e uso di PET pre-trattamento.

Endpoint primario dello studio era la sopravvivenza libera da malattia (disease-free survival, DFS) a 3 anni. L’analisi di efficacia è stata basata sul principio dell’intention to treat, analizzando tutti i pazienti randomizzati indipendentemente dal trattamento effettivamente ricevuto. L’analisi di sicurezza del trattamento ha incluso solo i pazienti che avessero visite di follow-up.

Lo studio ha visto la randomizzazione di 501 pazienti, in un arco di tempo di oltre 10 anni (tra agosto 2007 e luglio 2018): 252 pazienti sono stati randomizzati a PORT e 249 pazienti al braccio di controllo.

La maggior parte dei pazienti era stata sottoposta a PET con 18-fluorodeossiglucosio nel corso della stadiazione (91%, nel dettaglio 92% nel braccio sperimentale sottoposto a PORT e 90% nel braccio di controllo).

L’analisi di efficacia è stata condotta con un follow-up mediano di 4.8 anni. La probabilità di sopravvivenza libera da malattia a 3 anni è risultata pari al 47% con la PORT rispetto al 44% nel braccio di controllo. La DFS mediana è risultata pari a 30.5 mesi nel braccio sperimentale e 22.8 mesi nel braccio di controllo (hazard ratio 0.86; intervallo di confidenza al 95% 0.68 – 1.08; p=0.18).

Anche la sopravvivenza globale a 3 anni non è risultata significativamente diversa tra i 2 bracci dello studio.

Per quanto riguarda l’analisi della tossicità, gli eventi avversi severi (grado 3-4) sono stati la polmonite (5% nel braccio trattato con PORT rispetto a meno dell’1% nel braccio di controllo), la linfopenia (4% vs 0), e la fatigue (3% vs<1%).

Tossicità cardiopolmonare severa (grado 3-4) tardiva è stata registrata nell’11% dei pazienti del braccio sperimentale rispetto al 5% dei pazienti nel braccio di controllo. Nel braccio sperimentale sono state registrate 3 morti tossiche, nel dettaglio 2 da polmonite, attribuite alla radioterapia e ad infezione, e 1 attribuita a tossicità della chemioterapia.

Sulla base dei risultati sopra sintetizzati, gli autori concludono che la PORT conformazionale, non avendo dimostrato alcun beneficio significativo in sopravvivenza libera da malattia rispetto al gruppo di pazienti non sottoposti a radioterapia, non può essere raccomandata come trattamento standard nei pazienti con NSCLC operato in stadio IIIA con coinvolgimento linfonodale mediastinico.

Anche il prof. Rafal Dziadziuszko, radioterapista dell’università di Danzica, in Polonia, commentando per ESMO i risultati dello studio Lung ART, ha sottolineato che la radioterapia non dovrebbe essere più raccomandata come standard nei pazienti sottoposti ad intervento chirurgico per NSCLC e a successiva chemioterapia.

Anche se il risultato dello studio è negativo, studi come il Lung ART, frutto di uno sforzo più che decennale di un notevole numero di centri in 5 paesi, sono molto importanti, perché pur non producendo un risultato positivo possono avere un importante impatto sulle linee guida e sulla pratica clinica.

Pur non essendoci forti evidenze a sostegno della PORT, molti centri in questi anni l’hanno proposta, sulla base di studi retrospettivi che suggerivano un beneficio, tutto sommato non smentito (almeno nei pazienti con coinvolgimento linfonodale pN2) dai risultati della famosa metanalisi del 1998. Di conseguenza, i risultati dello studio Lung ART offrono un’evidenza di livello più solido, prodotta con le più moderne tecniche di radioterapia. Il risultato dello studio consentirà di non proporre un trattamento non efficace e potenzialmente associato ad effetti collaterali severi.