Patologia polmonare
Domenica, 15 Giugno 2014

Quanto cambia il pattern molecolare del NSCLC EGFR mutato nel tempo? Uno studio olandese descrive biopsie ripetute.

A cura di Massimo Di Maio


Nei pazienti con mutazione di EGFR, la mutazione T790M è comunemente associata alla comparsa di resistenza agli inibitori di tirosino-chinasi di EGFR. Una casistica olandese, con biopsie sequenziali ripetute, descrive la sua incidenza e l'eterogeneità delle caratteristiche tumorali.

Kuiper JL et al. Incidence of T790M mutation in (sequential) rebiopsies in EGFR-mutated NSCLC patients. Lung Cancer 2014; 85:19-24.

E' già noto che, in un'elevata percentuale di pazienti con NSCLC avanzato EGFR-mutato che sviluppano resistenza al trattamento con inibitori di tirosino-chinasi di EGFR, si riscontra la presenza della mutazione T790M dell'esone 20 dell'EGFR. Rara alla valutazione pre-trattamento, tale mutazione si riscontra nella metà e più dei casi alla comparsa della resistenza acquisita.

I ricercatori del VU University Medical Center di Amsterdam descrivono una casistica di 66 pazienti con NSCLC avanzato sottoposti a biopsia prima e dopo il trattamento con erlotinib o gefitinib. Alla valutazione basale, pressoché tutti i pazienti presentavano una mutazione attivante di EGFR. Nel lavoro sono descritti i risultati della successiva biopsia (effettuata dopo il trattamento con inibitore) e, in un sottogruppo di pazienti, i risultati di successive biopsie sequenziali, che consentono di descrivere l'eterogeneità molecolare del tumore nel tempo.

Sui 66 pazienti inseriti nell'analisi, la prima biopsia successiva al fallimento della terapia con erlotinib o gefitinib identificava la mutazione T790M nel 52% dei casi.

In 27 pazienti, è stata eseguita un'ulteriore biopsia successiva: in 10 di essi (pari quindi al 37%) lo stato della T790M non era consistente con quello della prima biopsia post-TKI, o perché la mutazione T790M, assente alla prima biopsia post-TKI, veniva evidenziata successivamente, o perché la mutazione, presente alla prima biopsia post-TKI, era assente nella successiva determinazione.

Gli autori descrivono la PFS e la sopravvivenza globale dei pazienti dividendoli in due gruppi in base alla presenza o all'assenza della mutazione T790M nelle biopsie post-TKI. Il gruppo con T790M mostra, in questa casistica, una PFS migliore rispetto al gruppo di pazienti senza T790M (PFS mediana 14.2 mesi vs 11.1 mesi, p=0.034), e anche una sopravvivenza più lunga, pur non essendo la differenza statisticamente significativa (sopravvivenza mediana 45.9 mesi vs 29.8 mesi).

La casistica olandese conferma che la T790M è presente in un'elevata percentuale dei casi di pazienti che sviluppano resistenza al trattamento con inibitori di EGFR. Questo dato è particolarmente interessante alla luce dei recenti dati, presentati all'ASCO 2014, di nuovi inibitori particolarmente attivi contro i tumori positivi per tale mutazione.

Molto interessante anche il dato relativo alla non consistenza tra le biopsie sequenziali post-TKI in una proporzione non trascurabile di pazienti. Sicuramente il dato va interpretato con cautela in quanto, come sottolineano gli autori, le biopsie potevano essere eseguite su siti di malattia diversi, e i risultati potrebbero quindi essere espressione dell'eterogeneità "spaziale" piuttosto che dell'eterogeneità "temporale" del tumore.