Patologia polmonare
Sabato, 17 Ottobre 2015

TNM: proviamo ad andare più nel dettaglio…

A cura di Massimo Di Maio

Uno studio olandese descrive la prognosi dei pazienti con tumore del polmone NSCLC in stadio IV: come era prevedibile, il numero di organi metastatici e l'estensione locale del primitivo hanno un chiaro impatto prognostico.

Hendriks LE, Derks JL, Postmus PE, Damhuis RA, Houben RM, Troost EG, Hochstenbag MM, Smit EF, Dingemans AC. Single organ metastatic disease and local disease status, prognostic factors for overall survival in stage IV non-small cell lung cancer: Results from a population-based study. Eur J Cancer. 2015 Aug 28. pii: S0959-8049(15)00798-4. doi: 10.1016/j.ejca.2015.08.008. [Epub ahead of print] PubMed PMID: 26323530.

La presenza di metastasi a distanza identifica i pazienti con tumore del polmone in stadio IV. Tale gruppo di pazienti è accomunato, naturalmente, dal fatto che dal punto di vista delle decisini terapeutiche va valutata l’indicazione al trattamento sistemico. D’altra parte, la prognosi di tale gruppo di pazienti è molto eterogenea.

Autori olandesi hanno recentemente pubblicato su European Journal of Cancer uno studio osservazionale, nel quale sono stati analizzati i dati di tutti i casi di NSCLC in stadio IV diagnosticati tra il 2006 ed il 2012 e inseriti nel registro nazionale olandese.

Tra le variabili raccolte, c’era anche l’informazione sulla sede singola ovvero sulle sedi multiple delle metastasi a distanza, al momento della valutazione basale che precedeva l’inizio di un eventuale trattamento. In un sottogruppo di pazienti, la stadiazione aveva compreso anche l’esecuzione di una PET.

Gli autori hanno quindi analizzato il ruolo prognostico di una serie di variabili, tra cui la sede delle metastasi, realizzando anche un’analisi multivariate nella quale erano inseriti l’età, il sesso, l’istologia, l’estensione locale di malattia, il numero e il tipo di organi coinvolti dalle metastasi.

Complessivamente l’analisi descrive 11094 pazienti, per il 60% di sesso maschile, un’età media di 65 anni, nel 73% dei casi adenocarcinomi.

All’analisi univariata, il numero di organi coinvolti dalle metastasi risultava significativamente associato alla prognosi: la sopravvivenza mediana era pari a 6.7 mesi, 4.3 mesi e 2.8 mesi, rispettivamente nei casi con 1 solo organo metastatico (n=5676), con 2 organi coinvolti (n=3280) e con 3 o più organi coinvolti (n=2138).

L’Hazard Ratio di sopravvivenza per i pazienti con 2 organi coinvolti rispetto a quelli con 1 solo organo coinvolto dalle metastasi era pari a 1.33 (p<0.001), mentre l’Hazard Ratio per i pazienti con 3 o più organi coinvolti rispetto a quelli con 1 solo organo coinvolto era pari a 1.91 (p<0.001).

Risultati simili sono stati ottenuti anche nel sottogruppo, numericamente più piccolo (n=1517) di pazienti nei quali la stadiazione aveva compreso l’esecuzione di una PET. In tale sottogruppo, la sopravvivenza mediana era pari a 8.6 mesi, 5.7 mesi e 3.8 mesi, rispettivamente nei pazienti con 1 organo, 2 organi (Hazard Ratio 1.40, p<0.001) e con 3 o più organi coinvolti dalle metastasi (Hazard Ratio 2.17, p<0.001).

Gli autori descrivono anche la sopravvivenza, nei pazienti con una sola sede metastatica, in base all’estensione locale del tumore (fattori T e N), dividendo i pazienti in 2 gruppi: i casi con T3-T4 oppure N2-N3 rientravano nel gruppo a maggiore estensione locale, mentre gli altri nel gruppo a minore estensione locale. La sopravvivenza risultava significativamente migliore per i pazienti con una più piccola estensione locale (sopravvivenza mediana 8.5 vs 6.5 mesi, Hazard Ratio 1.40, p<0.001), con un simile risultato anche nel sottogruppo di pazienti stadiati con la PET.

I dati presentati dagli autori olandesi confermano quanto evidenziato anche in casistiche precedenti: il numero e la sede delle metastasi ha un chiaro impatto sulla prognosi. Non è un caso che la proposta di revisione del TNM da parte dello IASLC, recentemente pubblicata e presentata al congresso mondiale di Denver, evidenzi l’esistenza di sottogruppi prognosticamente diversi a seconda della sede e del numero di metastasi extra-toraciche. Il dettaglio relativo a tale proposta di modifica del TNM può essere consultato nel link sottostante (IASLC Proposal of TNM revision 2015).

In aggiunta, è interessante che, a parità di malattia metastatica, e in particolare nei casi con un singolo organo coinvolto, la prognosi sia significativamente condizionata dall’estensione locale di malattia. Il dato è abbastanza “intuitivo”, peraltro al momento non esistono evidenze che suggeriscano un trattamento locale più aggressivo quando la malattia metastatica sia “limitata”. Provocatoriamente, gli autori olandesi "lanciano questo sasso nello stagno", ma chiaramente l’eventuale impatto sulle decisioni terapeutiche va rimandato alla conduzione di studi prospetticamente dedicati a questo interessante aspetto.